Il modello finanziario di San Marino, fondato sul segreto bancario, ha i giorni contati. Invece di attirare capitali, spesso dalla dubbia provenienza, sarà necessario nell’immediato futuro fare salire sul Titano le imprese. Più precisamente, occorre “sviluppare condizioni che consentano alla clientela di acquistare prodotti e servizi sammarinesi nei propri Paesi di provenienza”, come spiega la relazione del segretario di Stato per le Finanze, Gabriele Gatti, che verrà portata in Consiglio grande e generale domani.
San Marino sarebbe quindi l’alternativa a Lussemburgo e Irlanda. C’è grande attesa per la relazione del segretario, che tratta stato e prospettive del sistema bancario e finanziario sammarinese e che accompagnerà la diffusione ai parlamentari del Titano di quella della Banca Centrale. Nel suo intervento, il titolare delle Finanze sottolinea l’importanza di affiancare a una bassa fiscalità interna una serie di regole che incentivino le imprese finanziarie a localizzarsi effettivamente in Repubblica.
“In quest’ottica – scrive nel suo documento Gatti – fattori come il segreto bancario, il trasferimento di contanti a San Marino e l’impermeabilità allo scambio di informazioni sui clienti diverrebbero molto meno rilevanti. Ecco perché è necessario che in cambio dell’adeguamento agli standard internazionali, e in particolare negli accordi con l’Italia, si ottengano riconoscimenti di specifici comparti dell’industria finanziaria sammarinese in modo che gli operatori possano accedere ai mercati esterni.
In primis per il settore dei fondi comuni di investimento di diritto sammarinese, ma anche per le imprese di assicurazione. Non va però dimenticato che l’economia di San Marino sta vivendo un anno nero, stretta dalle politiche contro i paradisi fiscali del G20, e dallo scudo fiscale ter voluto dal governo italiano. E poi ci sono i richiami di Banca d’Italia agli istituti di credito italiani per un attento monitoraggio delle relazioni con i colleghi sammarinesi e la vicenda giudiziaria che ha colpito la Cassa di Risparmio di San Marino.
La Repubblica ha reagito, avviando un intenso negoziato con Palazzo Koch, andando alla firma degli accordi Ocse per uscire dalla lista grigia, assicurando alla Crrsm la continuità operativa e cercando di contenere i deflussi di capitali dovuti allo scudo. Si è inoltre intensificata l’attività di controllo da parte delle autorità di vigilanza con l’emergere di criticità soprattutto nelle finanziarie. Tutto questo lavoro evidenzia come la strada dell’integrazione internazionale sia quasi obbligata, anche nei tempi e modi.