L’altro elemento positivo è il cambio. L’ondata di liquidità prevista, infatti, dovrebbe, secondo i manuali di economia, indebolire l’euro. Una moneta più debole significa un prezzo minore, sui mercati internazionali, delle esportazioni. Per l’Italia, dove la domanda interna resta debole, sarebbe una boccata d’ossigeno importante.
L’idea base dei tassi negativi è stimolare le banche a non immobilizzare i fondi e aumentare i prestiti. Ma è un costo che hanno scarsissime possibilità di compensare, rovesciandolo sui loro depositanti. In Giappone, di fronte anche solo al rischio che le banche si rifacciano dei tassi negativi, girandoli sui depositi, sta crescendo la richiesta di banconote di grosso taglio. Meglio spendere per una cassaforte che pagare la banca per il privilegio di custodire i soldi. Secondo i calcoli di Morgan Stanley, l’ulteriore discesa – da meno 0,30 a meno 0,40 per cento – del tasso sui depositi presso la Bce comporterebbe una riduzione media del 5 per cento dei redditi degli istituti nel prossimo anno. Alla Bce contestano questi calcoli: nel complesso, il sistema bancario europeo non avrebbe risentito dei tassi negativi. Ma le singole banche sì. In linea di principio, la misura penalizza in misura maggiore gli istituti che basano il proprio business soprattutto sulla intermediazione fra raccolta dei depositi e prestiti: cresce il costo dei depositi, mentre i tassi bassi sui prestiti riducono i margini di guadagno. Meno colpite le banche che puntano di più sulle transazioni finanziarie e le operazioni di mercato.
Brutte notizie, dunque, per il sistema bancario italiano in generale, più legato alla intermediazione tradizionale. Ma quello che la Bce toglie, dà anche. I massicci acquisti di titoli stanno avendo l’effetto di sgravare i bilanci delle banche di un eccessivo impegno sui titoli pubblici, come Bot e Btp. Soprattutto, le decisioni di ieri del board di Francoforte offrono opportunità inattese. Se le banche dimostreranno di far girare i soldi, aumentando i prestiti alla clientela e allentando i cordoni del credito, la Bce è pronta a prestare soldi a tassi negativi. Cioè (nel gergo tecnico è la Tltro) a pagare le banche perché si indebitino con Francoforte. Allo stesso tasso con cui vengono penalizzate le riserve immobilizzate presso la banca centrale. Insomma, un modo (selettivo) di compensarle per i tassi negativi.
LE FAMIGLIE – Mutui vantaggiosi ma per i risparmi rendimenti zero
L’offensiva lanciata dalla Bce per rimettere sul cammino di marcia l’economia europea ha impatti diversi sulle famiglie, a seconda della loro specifica situazione: lavoratori, disoccupati, giovani hanno qualche prospettiva in più. Pensionati e risparmiatori non hanno gran che da sorridere.
Il presupposto non detto (pena l’accusa di voler scatenare una guerra delle valute) della manovra della Bce è indebolire l’euro per favorire le esportazioni. Quello esplicito, invece, è un allentamento del credito e interessi bassi che riportino le imprese ad investire. Più vendite all’estero e più investimenti dovrebbero avere effetti benefici sull’occupazione e, in prospettiva, anche sugli andamenti salariali, dando finalmente fiato ad una ripresa, finora, anemica. Credito più facile e tassi bassi dovrebbero anche favorire la stipula dei mutui per l’acquisto della casa, normalmente un problema soprattutto dei giovani. L’Euribor, il tasso di riferimento di quasi tutti i mutui immobiliari è infatti a livelli minimi e la variabile da tenere d’occhio è il ricarico fisso – lo spread – che applica la banca. Più in generale, le mosse di Draghi dovrebbero aiutare i debitori. Il nemico da abbattere, nei piani della Bce, è, infatti, la deflazione, il cui effetto più negativo è aumentare il costo, in termini reali, cioè considerato come si muovono i prezzi, del debito (l’inflazione, invece, lo alleggerisce).
Ma la discesa dei prezzi che comporta la deflazione non è affatto una sciagura per chi ha un reddito fisso e garantito, come i pensionati. Allo stesso tempo, i risparmiatori vedono restringersi le possibilità di impiegare i loro soldi. Il conto in banca non frutta più nulla.
Anzi, c’è il
pericolo che la banca pensi di rifarsi dei tassi negativi che la Bce le applica a Francoforte. Intanto, i titoli danno rendimenti sempre più bassi e può esserci la tentazione di orientarsi verso impieghi rischiosi. La Repubblica