In occasione della 50esima edizione della Festa dell’Amicizia, il Segretario politico della Democrazia Cristiana, Gian Carlo Venturini, si è rivolto alla platea con il consueto intervento. Attesissimo un po’ da tutti, è sembrato francamente una mera celebrazione. Poco più di un esercizio di stile in cui la retorica può essere utilizzata per indirizzare l’attenzione su un passato idealizzato, piuttosto che affrontare le sfide e i problemi reali.
Venturini ha scelto di affrontare il suo discorso facendo trasparire una certa carica emotiva per il 75esimo anniversario della nascita della Dc. L’uso di parole come “emozione” e “gratitudine” ha creato un senso di affetto e appartenenza tra il partito e i suoi sostenitori, suscitando un’immagine calorosa e familiare. Tuttavia, mentre ha enumerato i successi passati e la longevità del partito, ha trascurato di analizzare criticamente le politiche e le scelte del passato che potrebbero aver contribuito a influenzare la situazione attuale del Paese. Tutto rose e fiori? Nessuna responsabilità per un partito che, nel bene e nel male, è sempre stato o quasi al governo negli ultimi decenni?
Il Segretario politico ha lodato il radicamento capillare del partito e la sua fermezza di rimanere fedele alle proprie radici, ma ciò solleva la questione se tale fedeltà alle radici sia stata sempre accompagnata da una capacità di adattamento alle nuove sfide. In un mondo in rapida evoluzione, rimanere “fedeli” potrebbe anche voler dire ignorare l’urgenza di rivedere e “aggiornare” certi valori e politiche in risposta ai cambiamenti sociali e globali. Che sono tanti e urgenti.
Venturini ha parlato della complicata società moderna e della frammentazione politica, ma si è soffermato troppo poco sulle soluzioni concrete. Ha dato importanza alle solite formule e parole trite e ritrite come “bene comune” e “valori morali”, oggettivamente ormai svuotate di significato, ma avrebbe potuto estendere ulteriormente il suo ragionamento su come intende perseguire concretamente gli obiettivi in un mondo complesso e interconnesso.
Il Segretario politico ha sottolineato l’importanza della coesione interna e della solidarietà tra i membri del partito. Tuttavia, questa ridondanza ed enfasi, potrebbe essere interpretata come una chiusura verso giudizi dissonanti o una mancanza di spazio per la lecita critica. La vera forza di un partito politico risiede nella determinazione di accogliere una varietà di prospettive e di adattarsi ai cambiamenti, senza comprometterne l’unità.
L’affermazione di Venturini sull’impegno della Dc per il bene della Repubblica sembra un modo per distanziarsi dalla politica tradizionale e dai giochi di potere. In realtà le scelte politiche di Via delle Scalette appaiono ambigue e possono essere interpretate in modi diversi. Il Segretario infatti ha elogiato la creazione di nuove alleanze politiche e l’apertura al dialogo, mentre contemporaneamente ha respinto le voci di chi potrebbe avere opinioni differenti. Il dialogo autentico dovrebbe implicare anche la volontà di ascoltare le obiezioni costruttive e considerarle seriamente.
Ciò che è emerso con forza dal lunghissimo intervento è la mancanza di dettagli su come il Santo affronterà le sfide economiche, sociali e internazionali. Certo, si è detto di monitorare la situazione economica e di affrontare i problemi, ma non abbiamo ascoltato strategie chiare sul come farlo. L’uso di termini generici come “creare un clima attraente per gli investimenti” non offrono una visione dettagliata di come si raggiungerà il traguardo.
Un discorso che idealizza il passato senza affrontare con onestà il presente, può lasciare l’impressione che il partito sia ancorato a una visione nostalgica, anziché essere pronto ad affrontare il presente con adattabilità e innovazione.
In definitiva un Gian Carlo Venturini in versione “trampoliere” e “arrampicatore di specchi”, alle prese con problemi interni e le varie correnti che scalpitano. Idee ancora poco chiare su come affrontare – e soprattutto con chi – l’imminente, dura, campagna elettorale.
Non deve essere stato facile parlare un’ora, non scontentare nessuno e praticamente non dire nulla. D’altra parte parliamo di un politico estremamente capace, scaltro e di grande esperienza. Chapeau.
David Oddone
(La Serenissima)