Dalla Francia alla Germania: i (tanti) Paesi Ue più indietro dell’Italia sul Pnrr

I ritardi dell’Italia nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)? In Europa ci sono Paesi, come Francia e Germania, che sono ancora più indietro di Roma e dei quali quasi nessuno parla. Eppure Elly Schlein, segretaria del Pd, continua ad incalzare il governo italiano. “Hanno detto che erano pronti, ma tanto pronti ci sembra che non sono“, ha tuonato da Trieste, ignorando però che soltanto la Spagna ha fin qui ottenuto la terza tranche di pagamenti da Bruxelles.

Il Pnrr in Europa

Piccola premessa: ricordiamo che l’Ue versa i suoi denari nelle casse dei governi dell’Eurozona, ma il suo supporto è subordinato al raggiungimento di decine di obiettivi concordati tra ogni singolo Paese e la Commissione Ue, e contenuti, appunto, nel Pnrr.

Abbiamo citato il caso della Spagna, l’ultimo, e fin qui unico, Paese d’Europa ad aver ricevuto da Bruxelles un terzo pagamento, pari a 6 miliardi di euro. Per quanto riguarda la terza tranche dell’Italia, prima del semaforo verde servirà un supplemento d’esame per verificare se i 55 obiettivi messi nero su bianco sono stati raggiunti. Tempo stimato per completare l’operazione di verifica: un mese in più rispetto ai due inizialmente previsti.

Attenzione però, perché una decisione del genere non vale soltanto per l’Italia ma per altre 7-8 nazioni, come ha sottolineato il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni. Il Corriere della Sera, nello specifico, ha scritto che Roma e Madrid sono gli unici due player europei ad aver chiesto a Bruxelles la terza tranche. Altri non hanno neppure inoltrato la domanda per ricevere la prima.

Chi è più indietro dell’Italia

Andiamo con ordine. La Germania ha ottenuto fin qui l’anticipo pari a 2,5 miliardi di euro, proprio come l’Austria – la quale però, a differenza di Berlino, ha chiesto la prima tranche – la Danimarca, il Belgio, la Lituania. E ancora: Lussemburgo, Finlandia, Estonia e Slovenia.

La Francia è arrivata alla prima tranche di sovvenzioni. Parigi ha ottenuto 7,4 miliardi di euro il 4 marzo 2022. Al primo pagamento troviamo anche altri Stati: Bulgaria, Romania, Lettonia, Malta, Cipro e Repubblica Ceca. Diverso il discorso legato a Polonia e Ungheria, che hanno ottenuto la fumata bianca per accedere ai fondi previsti nel Pnrr lo scorso anno. Sulla stessa lunghezza d’onda dell’Italia – secondo pagamento incassato – troviamo invece Portogallo, Grecia, Slovacchia e Croazia.

I piani a confronto

Il Pnrr dell’Italia, poi, ha un valore complessivo di 195,5 miliardi di euro (122,6 dei quali costituiti da prestiti). Per ottenere l’intero “premio” Roma – che ha chiesto subito anche tutta la quota di prestiti – deve realizzare 132 investimenti e 58 riforme da qui al 2026. Calcolatrice alla mano, i Paesi dell’Ue hanno fin qui ricevuto 98,66 miliardi di sovvenzioni e 47,11 miliardi di prestiti. L’Italia ha ottenuto 66,9 miliardi ed è in attesa di ricevere la terza tranche pari a 19 miliardi.

Lo sforzo di progettazione è dunque enorme. Per niente affatto paragonabile a quello di Romania, Grecia, Cipro, Slovenia, Polonia e Portogallo, che, pur avendo chiesto i prestiti come l’Italia, riceveranno un ammontare nettamente inferiore rispetto a quello italiano (la somma più grande coincide con i 14,9 miliardi di Bucarest).

Altro aspetto da considerare quando vogliamo evidenziare le tempistiche italiane: la grandezza degli altri piani. La velocissima Spagna ha un piano che vale 69,5 miliardi di sovvenzioni, con altri 85 miliardi di prestiti che Madrid deve ancora chiedere. I progetti di Francia e Germania, che pesano rispettivamente 39,4 e 25,6 miliardi, sono rispettivamente cinque e sette volte più piccoli rispetto a al piano italiano. Risultato: Parigi e Berlino hanno molta meno fretta di Roma.


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