L’anti Bernal dell’ultimo Giro d’Italia: «Mi avevano proposto la residenza. Ci ho pensato, ma non è coerente con il mio percorso di vita». Nibali, Ciccone e quelli dei paradisi fiscali.
«Lo scorso anno mi è stato proposto di trasferire la residenza a San Marino per pagare meno tasse — molte meno tasse — grazie a una legge riservata agli atleti. Era vantaggioso: ci ho ragionato sopra e ho fatto richiesta. Poi ci sono stati il Giro d’Italia, il mio secondo posto dietro a Egan Bernal dopo 15 anni da gregario, l’accoglienza trionfale al ritorno a casa in Sicilia con duemila persone che mi aspettavano allo stadio di Ragusa. Quando ho rivisto la pratica sulla scrivania, pronta per la firma definitiva, mi sono detto che sarei stato incoerente col mio percorso di vita e con me stesso. E l’ho stracciata». Damiano Caruso ha rifiutato la proposta di «residenza atipica» a San Marino offerta a lui e ad almeno altri 15 ciclisti italiani.
Proposta allettante considerato che sui redditi, per i primi 100 mila euro, prevede il 7% di tasse contro il 40% circa di quella italiana. Nata per premiare «tanti ciclisti che ci scelgono per allenarsi in un territorio sicuro e tranquillo e non solo per il vantaggio fiscale» come ha detto il segretario di Stato allo Sport di San Marino, Teodoro Lonfernini, l’opportunità è stata colta dal vincitore della tappa dello Zoncolan al Giro, Lorenzo Fortunato, da Giulio Ciccone, «erede» di Nibali, dal campione del mondo under 23 Baroncini e da tanti altri.
