
“Questo format è stato lanciato in passato da giornalisti – mette i brividi il solo nominarli -, come Enzo Biagi con Il fatto e Andrea Barbato con la Cartolina. Quest’ultimo, nell’ultima puntata, si rivolse al pubblico e disse che il giornalismo deve rappresentare i fatti e che i fatti senza spiegazioni sono inerti e a volte ingannano. Questo è un insegnamento che voglio seguire”. Così Marco Damilano racconta, in un incontro a Viale Mazzini, il suo “Il cavallo e la torre”, da lunedì 29 agosto alle 20.40 su Rai 3, in diretta tutti i giorni per “i mitici 10 minuti”, dal nuovo studio di Viale Mazzini con vista sul cavallo simbolo della Rai.
“Credo che sia la prima volta che la Rai trasmette da Viale Mazzini – sottolinea -. E’ uno studio utilizzato solo durante il lockdown. E’ un programma concepito tutto dentro la Rai, che mette a disposizione il suo marchio più noto che è appunto il cavallo”. Per questo il giornalista ringrazia la tv pubblica, a partire dall’amministratore delegato Carlo Fuortes. “E’ un grande onore e una bella responsabilità per me – afferma -. Mi avvicino a questo impegno con gratitudine, curiosità e passione”. Un pensiero va anche alla squadra di Propaganda con la quale ha lavorato per tanti anni, proprio a partire dalla Rai. Il conduttore spiega che “Il cavallo e la torre” è il titolo di un libro di Vittorio Foa nel quale l’autore sostiene che “il cavallo nella scacchiera ha una mossa apparentemente più debole rispetto a quella della torre, ma in realtà più forte perché salta e spiazza, mentre l’altra è ripetitiva. Siccome il simbolo della Rai è proprio il cavallo, ho scelto questo titolo. Mi sembrava interessante riprendere questa idea”. “E’ chiaro che la campagna elettorale monopolizzerà le prime settimane del programma, ma cercheremo di fare un racconto diverso rispetto al puro scontro tra i partiti, che è legittimo, ma bisogna occuparsi anche chi non va a votare. La crescente disaffezione nei confronti della politica è un tema importante anche da un punto di vista giornalistico”, prosegue il conduttore che non vuole rivelare i primi ospiti, ma assicura che, nel corso della stagione, non chiamerà solo politici in trasmissione. “Non sarà un programma intervista”, fa sapere, sottolineando che ci saranno ospiti solo se utili al racconto della giornata, altrimenti si affiderà a commenti e servizi dall’esterno. “Penso che ci possa essere uno spazio al racconto della realtà italiana che non si limita ai politici – sottolinea ancora -, ma comprende anche personaggi dello spettacolo e della cultura. Bisogna avere il coraggio di sperimentare volti che non trovano spazio in altre trasmissioni”. Quanto alle polemiche di questi giorni su confronti tv e par condicio, Damilano sottolinea che “se c’è una legge sulla par condicio va rispettata, ma c’è anche lo spirito della legge che va seguito, perché tutti hanno diritto ad avere pari opportunità”. All’incontro anche il direttore dell’Approfondimento Rai, Antonio Di Bella. “E’ un progetto che io ho ereditato da Mario Orfeo, che ringrazio, e che – spiega riferendosi alla campagna elettorale – prende il via in un momento così caldo che quando era stato concepito non si immaginava potesse esserci”.
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