Dario Vergassola, a teatro i Malefici e poi Pechino Express

I nipoti ti danno una felicità, una botta di adrenalina, un senso della vita. Pensi che farai cose che serviranno a loro, anche se tu non ci sarai più. E quando i genitori vengono a riprenderli, ci guardiamo con uno sguardo complice: non sapranno mai cosa abbiamo fatto insieme quel pomeriggio”. Chissà se è anche per questo che Dario Vergassola, attore, comico, conduttore, scrittore, cantante, nonno di tre bimbi tra gli 8 e un anno, da qualche tempo sembra aver inaugurato un suo nuovo “filone” dedicato proprio ai ragazzi.
    Prima in libreria con le “Storie vere di un mondo immaginario.
    Cinque racconti delle Cinque terre” (ed Baldini + Castoldi) e ora a teatro con “Malefici”, suo primo musical per famiglie, prodotto da Fondazione Aida e Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento, al debutto in prima nazionale il 22 gennaio al Fausto Melotti di Rovereto (TN) con la regia di Manuel Renga e le musiche originali di Eleonora Beddini, nell’ambito della rassegna Anch’io a teatro con mamma e papà (il 29 sarà a Gorizia, il 5 marzo a Varese e il 2 aprile a Moglia – MN).
    “Quando mi hanno proposto di scrivere questa drammaturgia mi sono sentito come Shakespeare. Ora mi toccherà girare con il golf a collo alto come gli autori seri”, scherza, raccontando all’ANSA il progetto. Tutto parte da due domande: com’erano, da bambini, i cattivi delle fiabe? E perché sono diventati cattivi? “I nostri protagonisti sono Grimilde, la strega di Biancaneve, Jafar di Aladdin, Ursula della Sirenetta e il Lupo di Cappuccetto Rosso”, prosegue Vergassola, che in primavere sarà su Sky e Now tra i viaggiatori del nuovo Pechino Express in coppia con la figlia Caterina, nel team Gli #ipocondriaci.
    “Grimilde – dice – è ossessionata dall’idea di essere bella: se un tempo c’era lo specchio a testimoniare la sua bellezza, oggi la strega si fa direttamente i selfie con lo smartphone. Jafar è antipatico e scorbutico, ma non c’è spigolo caratteriale che non possa essere smussato e accettato. Ursula finalmente può fare a meno di avere una voce potente, perché oggi ci sono i microfoni a dare manforte. Infine, c’è il Lupo cattivo, che in realtà è vegano, ma si vergogna ad ammetterlo in pubblico”. Nella storia, scritta con Elisabetta Tulli, i quattro ragazzi si ritrovano ai piedi di un grande palazzo gotico, ignari di prendere l’ascensore per andare tutti all’ultimo piano, dallo stesso psicologo. E nella lunga salita si ritrovano ad affrontare i propri disagi e piccole manie.
    “È solo raccontandole, condividendole, che svaniscono le paure – prosegue l’attore che nel musical presta la voce all’ascensore -Gli amici veri non sono i followers dei social. Ma quelli che tutti i giorni al bar ti prendono per i fondelli, ma poi se buchi la gomma dell’auto corrono anche nel cuore della notte. I miei amici di oggi sono gli stessi che venivano con me alle elementari e alle medie, perché con gli amici di vecchia data non devi fingere di essere qualcun altro: è una fatica in meno, che trovo terapeutica”. Ma Vergassola bambino e poi papà e nonno, che rapporto ha con le favole? “Mia mamma – ricorda – mi raccontava quelle dei fratelli Grimm: terribili perché sono nate per spaventare i bambini. A casa non avevamo libri tanto eravamo poveri. Ma quando mi portava con sé, nelle case dove prestava servizio per le pulizie, mi ritrovavo davanti alle librerie di quei bambini. È così che ho scoperto Topolino e Linus. Con mio figlio, invece, avevamo un gioco: ero sempre fuori per lavoro, ma costruivamo una storia e ogni volta ne aggiungevamo un pezzo.
    Credo lo faccia tutto il mondo, ma ci sembrava una cosa solo nostra, molto intima. Con i nipoti oggi – sorride – con loro ci inventiamo di tutto”. 


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