
Al momento dell’esplosione domenica nel caffè di San Pietroburgo che ha ucciso il giornalista e blogger Vladlen Tatarsky, la giovane donna accusata di avergli consegnato la statuetta-bomba, Darya Trepova, sedeva tranquillamente a non più di quattro o cinque metri da lui. Il particolare, emerso da un video diffuso dal noto giornalista ucraino dissidente Anatoly Shariy, potrebbe confermare che la donna non sapesse della presenza dell’esplosivo nella statuetta, come ha detto suo marito, secondo il quale è stata “incastrata e usata” da qualcuno. L’udienza per la detenzione preventiva della donna è in programma oggi al tribunale distrettuale di Basmanny a Mosca. Lo riporta la Cnn citando l’agenzia di stampa statale russa Vesti.
Nel video si vede la donna che sta per allontanarsi dopo avere consegnato il pacco con la statuetta a Tatarsky. Questi la richiama usando il nome di Nastia, – diminutivo di Anastasia, il nome con cui sembra si fosse presentata a lui – e la invita a sedersi non lontano da lui, alla sua sinistra. Poi Tatarsky apre il pacco ed estrae il busto, raffigurante un soldato. Poco dopo avviene l’esplosione.
Darya Trepova compare anche in un altro video, fatto circolare tra gli altri dal canale Telegram Mash, in cui si vede l’esterno del caffè dopo l’attentato. Tra le persone, alcune sanguinanti, che si aggirano sotto shock, si vede ancora lei, in piedi, che si guarda intorno e poi si allontana, in apparenza illesa.
La consegna della statuetta sarebbe stata la prova che Darya Trepova doveva sostenere per poter essere trasferita a Kiev e lavorare come giornalista in una testata locale. E’ quanto emerge dall’interrogatorio a cui è stata sottoposta dopo l’arresto, secondo quanto riferisce il sito indipendente russo Fontanka. Secondo Fontanka, la Trepova, che lo scorso anno era stata fermata durante una manifestazione contro l’intervento in Ucraina, è un’assidua frequentatrice di canali Telegram ucraini. Attraverso uno di essi ha detto di essere venuta a contatto con un non meglio precisato attivista che le avrebbe promesso appunto di farla trasferire in Ucraina per lavorare come giornalista. Prima però doveva sottoporsi ad alcune prove per dimostrare che era in grado di “combattere la propaganda russa”. Secondo il sito, non è escluso che l’esplosivo sia stato azionato a distanza. Successivamente, la giovane avrebbe dovuto lasciare la Russia con un biglietto aereo che le era già stato comprato per un volo che ieri avrebbe dovuto raggiungere l’Uzbekistan. Da lì le era stato promesso che sarebbe stata portata in Ucraina.
Quando gli investigatori le hanno chiesto se sapesse che la statuetta fosse in realtà una bomba, la Trepova avrebbe risposto: “Non me l’hanno detto di preciso, ma sospettavo qualcosa di brutto”. Per poi aggiungere: “Mi hanno incastrata”.
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