L’entrata in vigore dei dazi statunitensi scatena la reazione del presidente dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale, che ieri, giovedì 31 luglio, ha lanciato un attacco durissimo contro la gestione della crisi da parte della Commissione europea e del governo italiano. Le nuove tariffe imposte dall’amministrazione Trump colpiscono in modo diretto l’economia regionale, notoriamente proiettata sui mercati esteri, e de Pascale non usa mezzi termini: considera i dazi non solo dannosi, ma mirati contro l’Italia e in particolare contro il sistema produttivo dell’Emilia-Romagna.
A preoccupare il governatore non è solo il contenuto della misura, ma soprattutto la risposta – o meglio, la mancanza di una risposta incisiva – da parte delle istituzioni europee. Ha definito del tutto insufficiente la reazione dell’Unione Europea, attribuendo precise responsabilità alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ritenuta inadeguata nella gestione della trattativa. Secondo de Pascale, Bruxelles ha mostrato debolezza proprio nel momento in cui sarebbe stato necessario un fronte compatto e autorevole.
Non è stato più tenero nemmeno con il governo italiano, accusato di aver ulteriormente indebolito la posizione europea nella fase più delicata della negoziazione. A suo giudizio, l’esecutivo non solo non ha difeso gli interessi nazionali, ma ha persino contribuito a generare confusione, mescolando piani politici e istituzionali. Per de Pascale, il dovere di ogni governo è reagire in modo deciso quando un Paese straniero colpisce l’Italia, a prescindere dall’orientamento politico.
In un contesto già segnato da tensioni internazionali e da un tessuto produttivo regionale esposto in modo massiccio all’export, le parole del presidente suonano come un campanello d’allarme. L’Emilia-Romagna teme ripercussioni dirette e immediate, e chiede risposte più efficaci da Roma e da Bruxelles.