Dc all’opposizione: utopia o necessità? (l’editoriale di David Oddone)

Leggo sempre con grande attenzione quello che scrive Emilio Della Balda dalle pagine virtuali di giornalesm.

Recentemente, durante un dibattito pubblico, l’ho definito un “libero pensatore” per la franchezza e la mancanza di secondi fini nelle sue parole. In un panorama politico spesso caratterizzato dall’opportunismo, apprezzo la sua chiarezza espositiva e onestà intellettuale.

Nell’ultimo articolo, Della Balda scrive: “Repubblicani, liberali, democratici, socialisti, riformisti, non possono continuare a farsi la guerra tra loro per mettersi al servizio della Dc, rinunciando alla modernizzazione del Paese”. Segue una analisi, peraltro largamente condivisibile, dove di fatto – mi correggerà se sbaglio – sostiene che è possibile una alternativa, dunque un futuro governo con il Partitone all’opposizione.

In parecchi stanno accarezzando tale occasione. A dare man forte ai teorici dell’alternativa, questi anni di governo, in cui obiettivamente ci si aspettava molto di più, soprattutto alla luce delle promesse con cui era nata la maggioranza dei 44.

Una maggioranza unita più dalla volontà di sconfiggere il “nemico”, anziché dalla condivisione di idee.

Ha ragione Della Balda: “Sul piano sociale, è indispensabile cambiare rotta facendo comunità, coinvolgendo le rappresentanze, aumentando il livello culturale, esprimendo solidarietà, organizzando una giustizia giusta, praticando un’informazione libera e democratica”.

E ancora: “Vanno valorizzati l’impegno, il merito, l’onestà, le competenze, praticando contemporaneamente la legalità e la trasparenza”.

Eppure tutto ciò io non penso lo si possa ottenere ricacciando la Dc all’opposizione.

Sarà fondamentale, piuttosto, avere candidati all’altezza e un programma di governo finalmente capace di rispondere concretamente alle esigenze del Paese reale.

Certamente servirà tanto riformismo, ma non solo.

La coesione e solidità saranno le armi vincenti delle sfide che ci aspettano, a partire dall’associazione all’Unione Europea.

Dobbiamo essere pratici, perché ci sono numerose cose da risolvere. Lascerei da parte in questo momento, le alchimie, i giochini di poltrona e di Palazzo.

Provare a mandare la Dc all’opposizione potrebbe anche apparire “piacevole”, e chissà, magari qualcuno potrebbe anche togliersi qualche sassolino dalla scarpa, solleticando nello stesso tempo il proprio ego.

Tuttavia, quanto durerebbe un governo del genere? Riuscirebbe veramente a lavorare?
La Dc resta una garanzia per l’Europa, per gli investitori.

Il che indubbiamente non significa che non si debba essere critici all’interno delle urne, o che non ci debba essere un cambio di passo e di protagonisti. I rapporti di forza dovranno inevitabilmente cambiare e io credo che sicuramente cambieranno.

Per parafrasare ancora una volta Emilio Della Balda, assisteremo alla “rottura di sistema non solo sul piano politico, ma anche sul piano economico, sociale e morale”.

Ma con la Dc in sella. Allo stesso modo da Via Delle Scalette dovranno proporre una attenta analisi al proprio interno e una forte autocritica, altrimenti ci sarà una emorragia di voti, difficilmente colmabile.

Serve una rivoluzione, vero. A cominciare dalle alleanze. Blandire esclusivamente l’idea di spaccare altri partiti per racimolare qualche voto in più, contando sulla connivenza dell’utile idiota di turno, poteva andare bene fino a qualche legislatura fa, ma è un giochino che non regge più.

È necessaria solidità e compagni di viaggio credibili e affidabili. Visioni e numeri sui quali edificare la San Marino di oggi e di domani, per portare a casa le riforme non più rinviabili, promesse e mai realizzate. La storia insegna che le grandi rivoluzioni iniziano con piccoli passi.

È ora di compiere il nostro, ma senza strafare.

 

David Oddone

(La Serenissima)