De Luca, uno sceriffo in ritirata: Napoli infetta e fugge a Salerno

Capisco De Luca Vincenzo. Odia Halloween e, se osservate bene, il suo volto ricorda la zucca svuotata della polpa, simbolo della festa celtica (non «americanata», come il governatore afferma) che concludeva l’estate. Niente scherzetto o dolcetto, meglio i fuochi d’artificio, i fumogeni lungo i ponti, i riti legati a San Gennaro, roba nostrana che non disturba il governatore.

Il quale, approfittando dell’emergenza e preannunciando il coprifuoco, ha svuotato i cassetti del suo ufficio nel palazzo di via Santa Lucia, sede della Regione Campania, e, da un paio di settimane, si è rifugiato a Salerno, presso i locali del Genio Civile, portandosi così avanti nel lavoro, non si sa mai, Napoli è a rischio alto di contagio, meglio i luoghi di adolescenza, gli stessi nei quali quattro vigili urbani, fedelissimi all’ex sindaco, hanno fatto carriera seguendolo in Regione però come autisti, un lusso che soltanto certi presidenti si possono permettere. La scelta di spostarsi a Salerno ha le sue ragioni storiche e filosofiche, settori e argomenti nei quali De Luca Vincenzo professa preparazione specifica: «Salerno era così fiorente nell’arte medica che nessuna malattia poteva in essa trovar posto», questo un passaggio chiave della scuola medica salernitana che deve essere tornato alla mente del governatore. Il quale si è fatto allestire una specie di set cinematografico e da questo lancia i suoi messaggi, con un timbro di voce che assomiglia assai a quello di un altro illustrissimo uomo di scienza (matematica), il professore e ingegnere Roberto Vacca scrittore anche di fantascienza e fantapolitica, settore questo che riappare in alcune elucubrazioni del De Luca Vincenzo. Ai tempi del Torquato Tasso, liceo classico di Salerno, prese ad agitarsi come molti coetanei, compagni e non, era il tempo del maggio francese, il vento della rivoluzione studentesca soffiava anche in piazza San Francesco, Vincenzo sentiva il profumo della propria primavera politica, con l’università arrivarono i fuochi dell’attivismo politico, a venticinque anni era segretario provinciale del Partito Comunista, già allora sognava di usare il lanciafiamme non contro i laureati in festa ma contro gli avversari di destra e affini, al punto che venne ribattezzato, dai compagni di sezione, Pol Pot.

Ora, per i contemporanei, segnalo che il suddetto fu il capo dei rivoluzionari della Cambogia, detti khmer rossi, roba pesante con i quali il dittatore anticipò il Covid, uccidendo un milione e mezzo di persone, senza distinzione di età e di sesso, privandole di assistenza medica, sfinendoli e umiliandoli con la malnutrizione. Va da sé che il paragone non sarebbe un titolo onorifico da allegare al curriculum del governatore ma serve a definire carattere e caratteristiche del tipo, la sua cilindrata politica, la sua cultura ex comunista riverniciata di «democrazia» nella quale lui, però, è il solo a parlare e decidere. Al punto che un suo compagno, il sindaco di Napoli De Magistris Luigi, lo ha praticamente smascherato sulle deficienze governative regionali in materia di sanità pubblica. De Luca Vincenzo non si è per questo scomposto, anzi, la sua recita prosegue, la capacità interpretativa è unica, ricorda la gag di Totò che raccontava alla «spalla» Mario Castellani, un episodio che lo aveva visto protagonista: «È arrivato un pezzo d’uomo, alto così e ha detto: Pasquale!» e Totò prende a scompisciarsi «Pasquale a me!?!? Era un pezzo che ti cercavo, figlio di un cane a me, finalmente ti ho trovato! Poi alza la mano e mi ha mollato uno schiaffo, e io pensavo tra me e me chissà questo stupido dove vuole arrivare, mi ha preso per il petto e mi sbatteva al muro così e io lo lasciavo fare. E lui, Pasquale! Te possino ammazzarte! Pum pam, mi ha dato due schiaffi e poi mi ha detto di togliermi il cappello e pum mi ha dato un cazzotto in testa e io pensavo, chissà questo stupido dove vuole arrivare». Castellani interviene: «Ma perché non hai reagito?». E Totò: «E che me frega a me, che so’ Pasquale io?». Ecco, per l’appunto, aumentano i contagi e il fuggitivo De Luca Vincenzo continua a scompisciarsi. Che gliene frega, lui non è mica Pasquale.



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