Dell’Utri latitante: ”non scappo. Sono in Libano per curarmi”

Le nuvole nere si addensavano da metà marzo, quando la Procura generale di Palermo aveva presentato la richiesta, poi respinta, di applicare nei suoi confronti il divieto d’espatrio. Così l’ex senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, che il 15 aprile rischia in Cassazione la conferma della condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, ha avuto tutto il tempo di riflettere. E ha deciso che per adesso deve pensare alla salute. Così, quando martedì scorso la Corte d’appello del capoluogo siciliano ha ordinato il suo arresto per pericolo di fuga, lui era già volato all’estero, forse da un paio di settimane. Destinazione Libano, anche secondo la testimonianza di un passeggero che dice di averlo visto su un volo Parigi-Beirut, mentre una sua utenza telefonica sarebbe stata localizzata nelle vicinanze della capitale del Paese dei cedri lo scorso 3 aprile. Ma Dell’Utri potrebbe anche essere in Guinea Bissau, dal contenuto di un’intercettazione ambientale.
«Non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione; e trovandomi in condizioni di salute precaria — per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica — sto effettuando ulteriori esami e controlli», ha dettato ieri Dell’Utri all’Ansa dopo che era scoppiato il caso della sua «irreperibilità».
«Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all’estero per il periodo di cura e riposo — ha spiegato l’inventore di Forza Italia —. Rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la massima Corte che ha già rilevato incongruenze e fumus (persecutionis, ndr) nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente». Ma adesso per i giudici palermitani, che lo scrivono nel loro decreto per le ricerche a livello internazionale, «Marcello Dell’Utri è formalmente latitante».
E LA FARNESINA, investita con il Viminale dalle inevitabili polemiche su quel «qualcosa che non ha funzionato nei passaggi giudiziari» (a detta del capogruppo Pd in commissione Giustizia, Walter Verini), precisa che per recarsi all’estero Dell’Utri non può aver utilizzato i passaporti di servizio a lui concessi tra il 1997 e il 2013, perché decaduto da parlamentare dopo le elezioni politiche dell’anno scorso. Mentre il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, messo sotto tiro dai Cinquestelle, viene difeso a spada tratta oltre che dal «suo» Ncd anche da Forza Italia. A spingere la Corte d’appello siciliana a ordinare la custodia cautelare in carcere per l’uomo accusato di aver fatto da mediatore fra Silvio Berlusconi e Cosa Nostra, sono stati i dialoghi intercettati dalla Dia di Palermo il 7 aprile scorso, all’interno del ristorante romano «Assunta Madre», fra Alberto Dell’Utri (fratello dell’ex senatore) e Vincenzo Mancuso. Secondo la trascrizione del colloquio, Alberto avrebbe detto fra l’altro: «Qua bisogna accelerare i tempi, se Marcello poi non ce la fa». E ancora: «Lui è andato lì (a Bruxelles, ndr) insieme a questi della Guinea Bissau che lo hanno preso in seria considerazione e gli hanno dato il passaporto diplomatico… Gli hanno aperto le porte». Ma il fratello dell’ex braccio destro di Berlusconi avrebbe aggiunto che «siccome i tempi stringono, il programma è anche quello di andarsene in Libano».