Per il Riesame non ci sono elementi per accusare di omicidio due dei quattro arrestati per la morte della 16enne.
È stato il primo a presentare istanza al Tribunale del Riesame. E Alinno Chima, detto “Sisco”, uno dei quattro immigrati arrestati a seguito della morte di Desirée Mariottini, ha trovato dei giudici che gli hanno dato ragione.
L’impianto accusatorio ipotizzato dalla procura di Roma (omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e traffico di stupefacenti) subisce infatti un primo duro colpo.
Di fronte all’istanza presentata dal legale di “Sisco”, l’avvocato Giuseppina Tenga, i giudici del collegio hanno ritenuto che non ci fossero elementi indiziari sufficienti per accusare di omicidio il nigeriano di 46 anni. Non solo. Perché – come spiega il Tempo – il collegio ha pure “alleggerito” l’addebito sullo stupro, se mai si può “alleggerire” una simile contestazione. Se i pm avevano accusato quattro nigeriani di violenza sessuale di gruppo, per i giudici il crimine non sarebbe stato commesso in branco ma si sarebbe trattato di abusi “commessi singolarmente”.
Diversa era stata invece la valutazione del Gip, che nel confermare la misura cautelare aveva scritto i tre immigrati hanno agito “con pervicacia, crudeltà e disinvoltura”, dimostrando “una elevatissima pericolosità non avendo avuto alcuna remora a porre in essere condotte estremamente lesive in danno di un soggetto minore giungendo al sacrificio del bene primario della vita”.
Secondo il Tempo si potrebbe trattare di un precedente “utile” anche agli altri accusati. Secondo gli investigatori infatti i nigeriani sarebbero stati consapevoli che la dose di droga ceduta a Desirée avrebbe potuto ammazzarla. Questa convinzione però sembra non convincere i giudici del Riesame che non ritengono ci siano indizi elementi sufficienti a dimostrare la colpevolezza di “Sisco” in merito all’accusa di omicidio. Il nigeriano resta comunque in carcere per l’accusa di spcaccio, cessione di stupefacenti e violenza sessuale (ma non di gruppo).
Credit: Il Giornale.it