La nave è entrata nel porto siciliano. Ma il Ministero degli Interni non ha dato l’autorizzazione allo sbarco.
La nave Diciotti è arrivata al porto di Catania. Il pattugliatore della Guardia Costiera ha a bordo 177 migranti salvati nelle acque a largo di Lampedusa.
La nave ha fatto rotta verso il capoluogo etneo dopo essere rimasta per alcuni giorni in rada, davanti alla costa di Lampedusa. Ad indicare il porto di Catania è stato il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. “La nave Diciotti attraccherà a Catania. I valorosi uomini della Guardia costiera hanno compiuto il proprio dovere salvando vite umane ad appena 17 miglia da Lampedusa. Ora l’Europa faccia in fretta la propria parte”, ha affermato il titolare del Mit. Poi è invece arrivata la presa di posizione del Viminale che ha vietato lo sbarco fin quando dai Paesi Ue non verranno date garanzie sulla suddivisione dei migranti a bordo tra gli Stati membri.
Il Viminale come anche la Farnesina hanno infatti chiesto agli Stati Ue di accogliere, come fatto già in altri casi recentemente, quote di migranti che si trovano a bordo della nave. Per il momento la situazione resta in fase di stallo. La nave infatti si trova nel porto di Catania ma non ha ricevuto il semaforo verde per lo sbarco. Sul Molo di Levante è stato predisposto il servizio d’ordine e sicurezza con gli uomini della Polizia di Stato e della Capitaneria di Porto.
Un’odissea infinita per i 177 migranti, quasi tutti eritrei (sei di loro, particolarmente provati dalla traversata, erano già stati sbarcati nei giorni scorsi, ndr) salpati dalla coste libiche a bordo di un barcone intercettato il 14 agosto in acque Sar della Valletta. Pensavano che sarebbero stati soccorsi dai maltesi, si sbagliavano. Sono invece finiti stritolati dalla disputa Salvini-Ue, lasciati per giorni sotto il sole, disidratati e spaventati, a bordo di una nave non attrezzata per ospitare tante persone così a lungo, con la spada di Damocle di un possibile respingimento verso la Libia, paventato più volte dal ministro nonostante i trattati internazionali non lo permettano («Si possono rivedere», ha detto Salvini). Come si è arrivati a questo punto lo hanno raccontato agli investigatori alcuni dei migranti evacuati dalla Diciotti perché bisognosi di cure mediche, prevalentemente donne e bambini, ascoltati come persone informate sui fatti nel centro di accoglienza straordinaria di Agrigento. Dopo un giorno e mezzo dalla partenza dalle coste libiche il barcone sarebbe stato avvicinato da «un’imbarcazione di notevoli dimensioni e da due gommoni», i cui occupanti avrebbero riferito di essere maltesi. Dopo aver fornito loro cibo, bevande e giubbotti di salvataggio, l’equipaggio avrebbe detto ai migranti che avevano sbagliato rotta: «La direzione per l’Italia è un’altra». E poiché il barcone non aveva dispositivi di navigazione satellitare, i soccorritori gli avrebbero lasciato intendere che sarebbero stati scortati fino a Lampedusa. In realtà la Guardia costiera ha accertato che durante la navigazione la nave ha cominciato ad imbarcare acqua, anche a causa delle pessime condizioni meteo, e l’imbarcazione maltese, circa 24 ore dopo il primo contatto, si sarebbe allontanata abbandonando i migranti e lasciando la responsabilità del salvataggio alla nostra Guardia costiera, che infatti li ha soccorsi due ore più tardi. Versione, quest’ultima, negata da Malta. Da quel momento in poi i migranti sono rimasti «ostaggio» sulla Diciotti al largo di Lampedusa, in attesa che la politica sciogliesse il rebus del suo attracco. Rebus che ieri sera non si era ancora sciolto.
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