Sembra di osservare sempre di più una politica attenta solo a se stessa e non al Paese.
La discussione sullo scambio automatico di informazioni a livello bancario – non previsto ancora da alcun accordo Ocse, ma non è detto che non sia così in futuro – ha provocato una nuova ripresa dello scudo fiscale.
Chissà perché Tremonti ha fatto telefonare alla Mularoni da parte di Frattini dicendo che toglierà San Marino dalla black list se accetta lo scambio automatico di informazioni a poco più di 10 giorni dalla fine dello scudo fiscale (fissata nel 30 aprile)?
Sicuramente per ottenere quello che avrebbe sempre voluto ottenere da San Marino – di cui conosce quasi ogni aspetto e struttura – ma caso strano ha ottenuto anche una ripresa della corsa a scudare.
Nella sola giornata di venerdì quasi dieci milioni di euro sono stati rimpatriati in poche ore, prima di mezzogiorno. E forse a fine giornata sono stati molti di più.
Non va dimenticato infatti che chi scuda si mette al riparto da sanzioni ulteriori (a meno che non abbia commesso riciclaggio o altri reati più gravi). Chi ha “solo” del nero o comunque non ha dichiarato i capitali detenuti all’estero nelle denunce dei redditi, si mette – con lo scudo – al riparo da multe, ecc…. Di sicuro non resta anonimo, ma non è l’argomento che intendo approfondire ora.
Quindi, il deflusso di capitali che si era fermato da tempo, è ripreso e potrà solo accelerare.
Prima di parlare di scambio automatico, i nostri politici dovrebbero chiarire diverse cose, soprattutto i tempi di attuazione e i paracadute per l’economia sammarinese.
Qua non si tratta di difendere i malviventi ma di non ritrovarsi a terra e senza nulla per rialzarsi.
Anche perché non è stato chiarito se lo scambio di informazioni avrà valenza retroattiva o meno (retroattività che l’Italia stava cercando di inserire nell’accordo contro le doppie imposizioni).
Se infatti si entra in black list, le aziende se ne vanno e l’economia sammarinese crolla.
Se si attua lo scambio automatico di informazioni da subito e con valenza retroattiva, le banche subiranno una emorragia tale da chiedere subito il rientro alle aziende degli impieghi e dei prestiti erogati e le aziende falliranno e l’economia crolla ugualmente.
Se si vuole attuare lo scambio di informazioni e quindi si vuole cambiare totalmente il tipo di economia che ha sorretto San Marino fino ad ora, bisogna che per evitare il crollo ci sia chiarezza.
Si dovrebbe insomma tirare una riga, e partire col nuovo.
Anche perché non si possono cambiare le regole e pretendere che le nuove regole valgano anche per il passato quando in vigore ce ne erano delle altre e molto diverse.
Un conto è buttare via l’acqua sporca, e un altro è evitare che finisca nel pattume anche il bambino.
È ora anche di finirla con i moralisti integralisti, tanto ci sarà sempre “un puro più puro che alla fine ti epura”.
Se ci vogliono 6 mesi o un anno per riconvertire l’attività e la raccolta delle banche, quel tempo va concesso. Si vuole da subito lo scambio automatico di informazioni? Allora da subito le banche sammarinesi devono poter operare anche in Italia e in Europa senza autorizzazioni da Bankitalia. Tante altre soluzioni non ci sono.
Si metta chiarezza, si pretenda di essere trattati con dignità perché l’Italia non può dettare la morale a nessuno e non si ponga fine all’improvvisazione che regna da un po’ troppo tempo anche e soprattutto a Palazzo.
LIBEROS