Sono mesi che va avanti lo scontro tra Roma e Berlino sul caso emissioni. Oggi però la Germania, che aveva già inviato una lettera Bruxelles per sollecitare l’apertura di un tavolo di consultazioni per cercare di risolvere il disaccordo sull’esito dei test sulle auto Fca, arriva una richiesta ufficiale: il ministero dei Trasporti tedesco chiede che per i modelli Fiat 500, Doblò e Jeep Renegade sia garantito il richiamo, per le presunte violazioni sulle emissioni. “I modelli testati sono Fiat 500, Fiat Doblò e Jeep Renegade”, ha detto il portavoce del ministro Alexander Dobrindt in conferenza stampa a Berlino rispondendo a una domanda.
Il presunto meccanismo illegale di spegnimento a bordo della auto Fiat-Chrysler è stato rilevato nell’ambito delle analisi degli esperti della commissione d’inchiesta tedesca, istituita all’indomani del Dieselgate per cui Volkswagen ha ammesso la truffa e patteggiato una multa da 4,3 miliardi negli Stati Uniti. Il portavoce del ministero dei Trasporti ha spiegato che dopo “la rivelazione delle manipolazioni Vw, nel 2015, il ministro Dobrindt ha istituito una commissione d’inchiesta, che ha lavorato fino a maggio, alla quale sono stati sottoposti moltissimi veicoli. Fra questi anche diversi della Fiat-Chrysler. E la risposta senza dubbi dei periti è stata che su questi veicoli fosse utilizzato un meccanismo illegale di spegnimento“. “La Commissione ne avrebbe parlato volentieri con la Fiat, ma la Fiat ha rifiutato di collaborare. Alla fine di agosto, il nostro ministero ha inviato i nostri risultati al ministero dei Trasporti italiano e ha consultato la Commissione europea, e coloro che dovevano attivarsi”, ha spiegato il portavoce. Ad ottobre c’è stata una nuova sollecitazione, ha aggiunto, e “la Commissione europea si è attivata ed ha avviato un procedimento di mediazione”. “L’Ue ha presentato gli esiti delle proprie indagini che confermano gli esiti delle nostre. Ha chiesto all’Italia di prendere posizione. La seduta successiva – ha continuato – di questa procedura di mediazione era prevista per fine gennaio, inizi febbraio, ma dal lato italiano è stata disdetta. E fino a oggi non vi è nessuna posizione sugli esiti della nostra commissione e su quelli della commissione Ue”, ha concluso il portavoce, motivando così la decisione di Dobrindt di chiedere all’Ue di farsi garante del richiamo dei modelli coinvolti.
“Abbiamo ripetutamente chiesto all’Italia di presentarci risposte convincenti al più presto. Il tempo si sta esaurendo, perché vogliamo concludere le discussioni sulla conformità della Fiat a breve” ha ribadito il portavoce della Commissione europea per l’Industria Lucia Caudet. La Commissione europea sta cercando di fissare una data per un incontro con le due parti per gli inizi di febbraio, perché è intenzionata a chiudere il dossier entro le prossime settimane”. In mancanza di una risposta dell’Italia Bruxelles potrebbe intraprendere azioni, che potenzialmente includono anche la procedura di infrazione.
Le prime accuse a Fca, infatti, erano arrivate quasi un anno fa, lo scorso febbraio dall’associazione ambientalista tedesca Deutsche Umwelthilfe, che in seguito a una serie di prove condotte in collaborazione con l’università di Berna sosteneva di avere riscontrato anomalie sulla Fiat 500X, che nel corso delle prove avrebbe superato i limiti di NOx da 11 a 22 volte nelle prove a caldo, in condizioni dunque diverse da quelle del test di omologazione europeo e più simili a quelle di guida reali su strada. Deutsche Umwelthilfe parlava di “chiara presenza di defeat devices”. Cuore del contendere la riduzione del controllo delle emissioni dopo 22 minuti. Il ministero tedesco aveva convocato per il 19 maggio i rappresentanti di Fca, che però non si erano presentati. E a difesa della casa automobilistica era sceso in campo il ministro dei Trasporti Graziano Delrio che aveva garantito “piena collaborazione” precisando che “il confronto sulle emissioni dei veicoli Fca deve avvenire tramite le due autorità di omologazione nazionali”.
Qualche giorno dopo, il 7 giugno, il ministro Graziano Delrio, in riferimento a una serie di test condotti in Italia su sette modelli di Fca, tra cui non c’era il modello identico a quello messo sotto accusa dai tedeschi, anticipa i risultati del report che verrà concluso solo a fine luglio, escludendo l’utilizzo di defeat devices sulle vetture testate. I sospetti sull’utilizzo di defeat devices non riguardano più solo i motori diesel montati su modelli di Fiat 500 X, ma anche su Doblò e Jeep Renegade. Intanto anche la commissione Emis si occupa della faccenda. A ottobre vengono chiamati in audizione a rispondere delle accuse tedesche sia il dirigente del ministero Antonio Erario, che il responsabile tecnologico di Fca Harald Wester. Entrambi ribadiscono quella che è sempre stata la linea: nessun sistema di controllo emissioni viene disattivato dopo 22 minuti, ma solo “modulato”. E il tutto serve a proteggere il motore da guasti. Altrimenti, ha sostenuto qualche giorno giorni fa Erario, il motore rischia di spegnersi all’improvviso.
Ieri la penultima puntata di questa diatriba. Berlino ha accusato Roma di essere consapevoli “da mesi” delle presunte “anomalie di Fca”. Il ministro Dobrindt alla Bild am Sonntag aveva detto: “Da mesi le autorità italiane sapevano che secondo l’opinione dei nostri esperti Fca usava dispositivi di spegnimento illegali“. La risposta italiana è arrivata per bocca del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “Berlino, se si occupa di Volkswagen, non fa un soldo di danno”. Il Fatto Quotidiano