Tre giudici francesi indagheranno sui dispositivi utilizzati dalla Renault per controllare le emissioni dei suoi motori diesel che si sospetta siano truccati: lo riferisce la procura di Parigi. La notizia ha immediatamente fatto crollare il titolo in Borsa. La casa automobilistica ha fatto sapere di rispettare le leggi e di non aver commesso alcuna frode.
Tre giudici al lavoro in Francia – La casa automobilistica francese finisce, dunque, sotto indagine in Francia dove il 12 gennaio è stato aperto il fascicolo giudiziario: 3 giudici sono al lavoro e stanno indagando sulle emissioni prodotte dalle vetture Renault. L’azienda è sospettata di aver truccato i test dei motori diesel. Dopo lo scandalo Volkswagen del 2015, una commissione indipendente di esperti, istituita dal ministero francese dell’ecologia, aveva constatato l’importante sforamento del limite massimo di emissioni inquinanti su alcuni veicoli diesel venduti in Francia da diversi costruttori, tra cui, appunto, Renault. Parallelamente, sotto la supervisione del ministero dell’Economia, lo scorso anno è stata avviata un’ulteriore inchiesta su una dozzina di marchi automobilistici che commercializzavano vetture diesel ed erano state eseguite numerose perquisizioni in diversi siti Renault.
Renault: “Rispettiamo le norme francesi ed europee” – Dal canto suo, la casa francese fa sapere di “rispettare le norme francesi ed europee: i nostri veicoli sono omologati conformemente alle leggi vigenti, non sono equipaggiati di dispositivi per frodare la rilevazione delle emissioni”. Renault ricorda di aver già presentato, a marzo, davanti al collegio di una commissione tecnica indipendente, “un piano completo di riduzione delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) dei suoi veicoli diesel Euro6b in uso clienti che è stato ritenuto trasparente, soddisfacente e credibile”.
Le accuse degli Stati Uniti a Fca– La notizia delle indagini su Renault arriva all’indomani delle accuse giunte dagli Stati Uniti a un’altra grande casa produttrice di auto: la Fca, finita nel mirino per una presunta violazione delle norme sulle emissioni per i motori diesel. Secondo l’Epa, l’azienda italo-americana non avrebbe rispettato le norme ambientali nella costruzione di alcuni motori venduti in territorio Usa: “Non comunicare l’esistenza di un software che influisce sulle emissioni di un’auto è una seria violazione delle legge. Tutte le case automobilistiche devono giocare secondo le stesse regole” ha ammonito l’agenzia pe rla protezione dell’ambiente. nche se la replica della società è stata secca e immediata: “Abbiamo sempre rispettato i limiti e siamo pronti a collaborare”. Secondo la Cnbc, l’accusa potrebbe costare a Fca sanzioni fino a 4,63 miliardi di dollari anche se la società si difende: “I nostri sistemi di controllo delle emissioni rispettano le normative applicabili” e, tramite l’amministratore delegato Marchionne, fa sapere non temere eventuali sanzioni: “Fca sopravviverà anche se le dovesse essere comminata una multa di 4,6 miliardi di dollari”.
Ue: “Preoccupanti le accuse degli Usa a Fca” – Le accuse americane a Fiat Chrysler Automobiles sulle manomissioni ai software di alcuni diesel per aggirare i limiti sulle emissioni “sono preoccupanti”. Così la portavoce della Commissione Ue, Lucia Caudet. “Siamo in contatto costante con le autorità Usa che, ci hanno informato di aver ricevuto insufficienti dati da parte del colosso automobilistico”. “Lavoriamo con Epa e Fca per verificare le implicazioni potenziali per i veicoli in Europa”. Tgcom24