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  • Difendere i diritti delle donne afghane ed è un dovere internazionale liberarle dal burqa, anche di San Marino … di Paolo Forcellini

    Nella sua ultima seduta, il Consiglio Grande e Generale ha approvato un’istanza d’Arengo con la quale si chiede alla Repubblica di San Marino di condannare pubblicamente la violenza e le discriminazioni subite dalle donne afghane sotto il regime talebano, facendosi portavoce della loro causa nelle sedi internazionali opportune. Un atto di grande valore simbolico per una piccola Repubblica, che dimostra ancora una volta come la difesa dei diritti umani sia una responsabilità collettiva e non conosca confini.

    Le donne afghane vivono da anni sotto un sistema oppressivo che nega loro ogni libertà fondamentale. Da quando i Talebani sono tornati al potere, nell’agosto 2021, hanno cancellato i pochi diritti conquistati nel ventennio precedente, imponendo restrizioni sempre più rigide alla loro vita quotidiana. Vietato studiare, vietato lavorare, vietato uscire di casa senza un uomo, vietato persino mostrarsi in pubblico senza indossare il burqa, simbolo di una sottomissione imposta con la forza. Un ritorno al Medioevo che il mondo osserva con indignazione ma senza reazioni concrete.

    San Marino, con questo atto, si schiera apertamente contro questa barbarie e si unisce al coro di quelle nazioni che non vogliono restare indifferenti di fronte a una violazione così evidente della dignità umana. È chiaro che una dichiarazione non basterà da sola a cambiare il destino di milioni di donne afghane, ma ogni voce che si leva contro il silenzio complice della comunità internazionale è un passo avanti.

    Il coraggio di una piccola Repubblica può diventare un esempio. Perché anche nelle grandi questioni globali, la difesa dei diritti umani non può essere lasciata solo ai grandi Stati. Ogni presa di posizione ha un valore, ogni condanna pubblica aggiunge pressione su chi, ancora oggi, continua a calpestare le libertà fondamentali.

    Chissà se un giorno, anche grazie a iniziative come questa, le donne di Kabul potranno finalmente liberarsi non solo dal burqa, ma dall’oppressione che da troppo tempo le soffoca.

    Paolo Forcellini