ROMA – Il Tar del Lazio accoglie il ricorso di Mediaset e annulla la multa di 51 milioni decisa dall’Antitrust. L’accusa era di avere alterato la gara per i diritti tv della serie A per il triennio 2015-2018.
I giudici del Tribunale amministrativo sostengono che la suddivisione dei diritti tra Mediaset e il gruppo Sky non è illegittima. Ed ha anzi procurato un vantaggio ai consumatori finali evitando loro una stangata sugli abbonamenti (cosa che invece l’Antitrust aveva negato).
I diritti del calcio per il triennio sono stati assegnati dalla Lega Calcio, organizzatrice dei campionati, sulla base del Decreto Melandri.
La Lega Calcio aveva suddiviso le partite in 5 pacchetti:
1) pacchetto A: 248 partite tra otto squadre (il 65% del totale) da trasmettere via satellite, in Internet, sulla telefonia mobile;
2) pacchetto B: diritti per per il digitale terrestre, Internet e telefonia mobile per gli stessi eventi;
3) pacchetto C: per le interviste e le immagini dagli spogliatoi;
4) pacchetto D: per le altre 132 gare (con una squadra di grande seguito ed altre minori, come protagoniste)
5) pacchetto E: tre incontri a scelta tra quelli disputati la domenica alle 15 (da proporre solo via web).
Manifestazioni di interesse erano arrivate da Sky, Rti-Mediaset, Fox ed Eurosport.
La sentenza del Tar – resa pubblica stamattina – ricorda che la Lega Calcio e il suo consulente Infront avevano fermato i giochi quando Sky aveva presentato un’offerta vincente sia per la tv satellitare sia per il digitale terrestre. Lega Calcio e Infront avevano temuto contestazioni in sede Antitrust per la concentrazione dei diritti in capo ad un solo editore.
Rti-Mediaset, in quel momento, aveva presentato invece una serie di proposte condizionate candidandosi ad esempio a prendere il pacchetto A (a patto di non essere vincitrice anche di quello B).
Dopo aver sentito un consulente esterno (un docente universitario), il 26 giugno 2014 la Lega aveva deciso di attribuire a Sky il pacchetto A e a Rti-Mediaset, i pacchetti B e D. Il 27 giugno, Rti-Mediaset aveva chiesto il via libera (sempre alla Lega) per girare il pacchetto D a Sky (in tutto o in parte). Operazione che il Garante per le Comunicazioni (AgCom), investito della questione, aveva autorizzato il 17 luglio 2014.
Ma un altro garante – l’Antitrust, quello della Concorrenza – aveva aperto la sua indagine, dopo aver letto su Repubblica.it di un’intercettazione protagonista il presidente della Lazio Lotito, che sosteneva di aver favorito la divisione dei diritti tv tra i due editori (Mediaset e Sky).
Il 19 aprile del 2016, l’Antitrust aveva emesso la sua sentenza e parlato di “condotte finalizzate alla spartizione dei diritti audiovisivi per il triennio 2015-18, alterando il confronto concorrenziale in sede di partecipazione alla gara”.
Sky e soprattutto Rti-Mediaset avevano consolidato la loro posizione di mercato chiudendo la strada – anche per il futuro – a nuovi editori (come Eurosport). Di qui le sanzioni a:
– Lega Calcio per 1.944.070 euro (perché promotore del “biscotto”);
– Infront per 9 milioni 49 mila 646 euro (anch’esso promotore del patto scellerato);
– Rti-Mediaset per 51 milioni 419 mila 247;
– Sky (considerata più vittima che artefice della spartizione) per 4 milioni.
Ora, nella sua sentenza di oggi, il Tar considera del tutto lecito che l’Antitrust abbia valutato un caso del genere. Ma il suo esame deve avere come obiettivo l’accertamento di “situazioni patologiche” che possono creare una “posizione dominante” in campo ad alcuni editori tv. Il Tar nota anche che la Lega Calcio ha sentito l’Antitrust ad ogni snodo chiave della procedura di gara: ad esempio quando bisognava autorizzare Rti-Mediaset a girare il pacchetto D a Sky. E in quelle occasioni il Tar non era andato oltre “generiche perplessità”.
Peraltro, appena lanciata la gara, Sky e Mediaset si erano combattute – “a colpi di diffide e contro diffide” – per aggiudicarsi i diritti del satellite, una, e del digitale terrestre, l’altra. Quindi – osserva il Tar – “è esclusa ogni volontà, palese o occulta, di pervenire ad accordi spartitori di qualunque tipo”.
Altri editori – è vero – si erano fatti avanti. Ma uno (Fox) è riconducibile alla stessa Sky mentre Eurosport puntava ad un pacchetto marginale (il pacchetto D). E se è incontestabile che il Biscione e Sky dominano il mercato della pay-tv (di cui hanno il 96,80%), è anche vero che nuovi soggetti non si vedono all’orizzonte smaniosi di entrare in questo settore.
E ancora: il Tar scrive che l’unico scenario davvero contrario alla concorrenza era quello che vedeva la sola Sky detenere i diritti sia del satellite sia del digitale terrestre. Di questo l’Antitrust non si è accorta perché carente nell’esame del “mercato rilevante”.
Sempre il Tar non trova traccia di un “interesse comune” ai quattro protagonisti del caso (Lega Calcio, il consulente Infront, Rti-Mediaset, e Sky). E non accerta neanche “una uniformità di posizioni che unisca” queste quattro entità nella gestione della vicenda. Infront, ad esempio, ha sempre rimesso ogni decisione finale alla Lega, considerandola sovrana nell’assegnazione. Il consulente non si sarebbe mosso con l’obiettivo di “stravolgere l’esito della procedura di assegnazione dei diritti tv”, ma con un ruolo costruttivo di “raccordo” tra le parti.
Infine la suddivisione tra Sky e Rti-Mediaset ha creato dei vantaggi per i consumatori, “che non hanno visto un aumento dei prezzi per i rispettivi abbonamenti”. La Repubblica