DISCESSIT- EVASIT- ERUPIT” … di Domenico Gasperoni

Come è noto, se un cittadino entra nel Palazzo Pubblico e sale sul piano rialzato, trova una piccola tempera murale, realizzata su disegno di Francesco Azzurri. E’ la “lapide alberoniana”. Esprime la gioia dei sammarinesi per la liberazione dall’occupazione alberoniana. La composizione del quadro vuole essere un dileggio dei sammarinesi verso il Cardinale. Ne ho parlato altre volte. Oggi vi racconto qualcosa sulla scritta riportata: “discessit- evasit- derupit”. Sono tre verbi latini, ripresi dall’orazione tenuta da Cicerone nel foro di Roma, il 9 Novembre del 63 a.C.
Ad onor del vero nel testo ciceroniano le parole sono 4: ABIIT, EXCESSIT, EVASIT, ERUPIT. Ma il significato è simile. Era un atto di accusa contro Catilina che aveva attentato contro le libere istituzioni della repubblica di Roma. Dopo questa accusa Catilina scappa, per raggiungere l’esercito dei complici. Cicerone allora riunisce il popolo nel foro per esprimere la grande gioia per la fuga del traditore.
Apre l’orazione felicitandosi per il fatto che Catilina abbia abbandonato Roma senza fare ulteriori danni.
Credo interessante riportare un brano del discorso:
“Finalmente, una buona volta, o cittadini, abbiamo sia scacciato Lucio Catilina dalla città, furente di audacia, cospiratore di azioni malvage, perfidamente ideatore di disgrazie per la patria, che minacciava voi e questa città con il ferro e con il fuoco, sia lo abbiamo mandato via e lo abbiamo incalzato con le parole mentre si allontanava. È ANDATO VIA, È USCITO, È FUGGITO, SI È PRECIPITATO fuori. Infatti, nessuna sventura alle nostre mura potrà essere preparata da quest’atto mostruoso e inaudito dentro le mura”.
La nostra lapide, in sintesi, voleva dire che il Cardinale se n’era scappato, con ignominia.
Ho scritto questo piccolo racconto non per fare una” lezioncina di latino”. Ma per ricordare che i sammarinesi nella loro storia hanno ammirato le istituzioni della Roma classica, hanno cercato di imitarla. Abbiamo numerose testimonianze (assetto istituzionale comunale, immagini, simboli, richiami letterari ecc.). Si volevano, anche con senso di autocompiacimento, emulare le virtù antiche. E il coraggioso impegno per la salvaguardia e salute della Repubblica. Un altissimo traguardo. Un filo da percorrere posto molto in alto. Ci sono stati purtroppo anche momenti nei quali abbiamo camminato, direi “sciabattato” a bassa quota. Oggi è uno di quei momenti.
Auguro alla Repubblica di risorgere e di guardare di nuovo in alto.
Cicerone accusa Catilina di Cesare Maccari
Domenico Gasperoni