La nuova procedura di “collaborazione volontaria” con il fisco, secondo le ultime stime degli esperti, potrebbe portare nelle casse dello Stato almeno sei miliardi e mezzo di euro: circa mille milioin in più del noto scudo varato nel 2009-2010 dall’allora ministro Giulio Tremonti, che fruttò 5,6 miliardi di gettito e infinite polemiche. Polemiche che oggi l’Italia ha svicolato applicando le rigide direttive dell’Ocse, senza contare che l’imposta dovuta si paga per intero. Chi aderirà avrà solo una riduzione delle sanzioni.
La nuova procedura di “voluntarydisclosure”, che è legge da dicembre, equivale a un’auto- denuncia: oltre a perdere l’anonimato, che ne beneficia dovrà dichiarare entro il 30 settembre 2015 come ha creato i propri fondi neri, riducendo così il rischio che incassata la sanatoria, si ricominci ad evadere. Ma alle nuovi condizioni, perché si dovrebbe aderire in massa a questa sanatoria?
La crisi come noto ha spinto i più importanti paradisi fiscali a piegarsi alle pressioni internazionali. Le stesse banche svizzere, per evitare le nuove accuse di riciclaggio o auto-riciclaggio, tendono a bloccare i conti: per i clienti italiani diventa impossibile spostare soldi a Dubai, Panama o in altri paesi della black list. Inoltre solo chi aderisce alla disclosure non sarà punibile per il nuovo reato di auto-riciclaggio.
E questo vale anche per coloro che avevano beneficiato dello scudo: se spostano i soldi senza fare la disclosure, rischiano di incappare nel nuovo reato. Un’altra svolta decisiva è la revisione dell’accordo bilaterale tra Italia e Svizzera: il nuovo articolo 27, che rispetta le direttive dell’Ocse, prevede lo scambio diretto di informazioni fiscali, cioè la fine del segreto bancario. Prendiamo poi il Lussemburgo, che nel 2009-2010 era la seconda destinazione preferita dagli evasori italiani, con quasi sette miliardi scudati da oltre 7 mila anonimi: anche qui bandiera bianca. Di San Marino, infine neppure parlare: qui l’autoriciclaggio è reato da un bel pezzo come la scambio automatico di informazioni.
David Oddone, La Tribuna