Il biglietto Eurostar di prima classe che da Londra St Pancras arriva a Calais costa 214 sterline. Trecento euro per portare in un’ora i manager e i turisti britannici sul Continente. Sempreché il treno veloce non debba fermarsi all’imbocco del tunnel sotto la Manica, «per problemi tecnici», come spesso succede negli ultimi giorni: 30 minuti di ritardo e Monica, dirigente che per lavoro fa la spola con Bruxelles, sbuffa: «Sappiamo tutti qual è il vero problema». Il problema è Abdulhakim, che viene dall’Etiopia con le sue ciabatte sporche, e il «pizzaiolo afghano» Mahazaref da Jalalabad, il sudanese «Must» con i dreadlock e il sorriso da dj e la dolce Gabriela con le sue amiche, partite tutte insieme dall’Eritrea, «molti mesi fa». Sono i migranti, insomma, che quotidianamente, tra mezzanotte e le sei del mattino, tentano di arrivare alla «terra promessa», la Gran Bretagna. Con ogni mezzo, mandando in tilt l’Eurotunnel.
L’assalto scatta a gruppi di 200-300. Nelle scorse settimane, approfittando dello sciopero dei traghettatori che ha aggiunto caos al caos, l’obiettivo erano i camion fermi al porto prima dell’imbarco. Nelle ultime notti, però, i migranti si sono spostati in massa verso il terminal degli shuttle Eurotunnel, a Coquelles. Scavalcano la barriera o s’infilano nei buchi della rete, lungo un perimetro di 23 chilometri, e poi tentano di issarsi sulle navette che trasportano gli automezzi a Dover, in Inghilterra, in appena 35 minuti. Spesso sono già in movimento, a 30-50 km all’ora, e ogni notte qualcuno si fa male. Ieri mattina all’alba le autorità hanno calcolato 2.200 tentativi di incursione. E un morto, un ragazzo sudanese di 20 anni rimasto schiacciato da un camion, la nona vittima dall’inizio di giugno, mentre un egiziano è rimasto fulminato a Parigi tentando di salire su un Eurostar. Almeno 148 migranti, martedì notte, sono riusciti a «passare», ormai sudditi clandestini del Regno Unito.
L’allarme a Londra è alto. Anche se i numeri per ora sono contenuti, l’onda lunga in arrivo dal sud dell’Europa potrebbe diventare presto una marea. Il governo britannico lo sa, e ieri ha annunciato altri 10 milioni di euro, oltre ai 4,7 già stanziati, per rafforzare le misure di sicurezza e venire incontro alle richieste del consorzio Eurotunnel, che sostiene di aver già intercettato dall’inizio dell’anno 37 mila migranti e ha chiesto a Francia e Gran Bretagna un indennizzo di 9,7 milioni di euro per compensare le perdite. «Non ci fermeranno – assicura il pachistano Sohail, partito tre anni fa da Peshawar -. Se costruiscono un’altra barriera, tenteremo di salire sui treni e sui camion da un’altra parte, in qualche stazione più lontana dal confine. Non voglio sprecare il mio tempo qui. A Birmingham e a Londra ho amici e parenti che mi aspettano, ci sono comunità che parlano la mia lingua e posso cucinare in qualsiasi ristorante, come il mio amico afghano, qui accanto, che ha imparato a fare la pizza quando ci siamo fermati a Bari, per un po’». Lo incontriamo alla «Giungla», così la chiamano i locali, un accampamento di tende alla periferia di Calais, tra capannoni industriali e campi incolti. È la penultima tappa di un viaggio che sembra senza fine per questi migranti: 3-5.000 persone, impossibile fare il conto al «Centre d’Accueil et d’Aide aux personnes migrantes Jules Ferry», che un tempo era un’area giochi per bambini.
Fonte: CORRIERE DELLA SERA