Distensione sullo spread. Bene l’occupazione Usa. Il petrolio vola sull’accordo Opec

Crescita nettamente al di sopra delle previsioni dell’occupazione nel settore privato americano in novembre. Il dato, che anticipa il rapporto sull’occupazione che sarà pubblicato venerdì, evidenzia continui progressi del mercato del lavoro. Intanto sui mercati continua la fase di recupero, grazie al rally del petrolio sull’accordo tra i Paesi Opec per tagliare la produzione, dato ormai per fatto. In Italia prosegue l’effetto benefico nato con le indiscrezioni secondo la quali la Bce scenderebbe in campo per contrastare la crescita dello spread, in caso di vittoria del “no” al referendum di domenica.

Secondo il rapporto mensile redatto da Macroeconomics Advisers e dall’agenzia che si occupa di preparare le buste paga Automatic Data Processing, il mese scorso sono stati creati 216.000 posti di lavoro, mentre le stime erano per un rialzo di 170.000. Le piccole aziende hanno aggiunto 37.000 posti di lavoro, quelle medie 89.000, le grandi 90.000. Nel settore servizi, i nuovi occupati sono stati 228.000 mentre nel comparto per la produzione di beni i lavoratori sono calati di 11.000 unità. Un buon andamento del mercato del lavoro metterà definitivamente la Fed in rotta per un aumento del costo del lavoro, dicono gli analisti.

Sui mercati si registra un andamento poco mosso per lo spread tra Btp e Bund tedeschi all’indomani della discesa di martedì: il differenziale di rendimento tra decennali italiani e tedeschi è stabile in area 175 punti, spinto ieri al ribasso dalle voci secondo la quale la Bce sarebbe pronta ad aumentare gli acquisti dei nostri Btp se una eventuale vittoria del No al Referendum del 4 dicembre causasse un forte contracclpo sui titoli italiani. Il rendimento del bond decennale tricolore sul mercato secondario si mantiene sotto la soglia del 2 per cento, a quota 1,95%.

Le Borse europee chiudono positive con Milano in recupero del 2,23%. In positivo il Monte dei Paschi, che conferma il recupero della vigilia (+5,7%), mentre le banche nel complesso trattano in ordine sparso. Da segnalare il balzo di Saipem (+9,6%), che beneficia del recupero del greggio. Londra aggiunge lo 0,17% finale, Francoforte lo 0,19% e Parigi sale dello 0,59%. Tratta contrastata Wall Street, che festeggia con gli indici industriali la risalita del petrolio e tocca nuovi record: quando le Borse europee si avviano a chiusura il Dow Jones sale dello 0,4%, lo S&P500 guadagna lo 0,2% e il Nasdaq invece è debole a -0,3%.

Dal fronte macroeconomico si registra la crescita dell’inflazione in Francia, con un +0,7% annuale, mentre preoccupa la bocciatura di Rbs agli stress test sulle banche da parte dell’istituto centrale britannico. In Italia, secondo il Centro Studi di Confindustria si va verso una battuta d’arresto per la produzione industriale a novembre, con un -0,4% dopo il +0,7% registrato a ottobre. L’euro si stabilizza sul dollaro in area 1,065. Di nuovo negli Usa, si registra il +0,3% delle spese per consumi di ottobre, sotto le stime, mentre i redditi personali segnano +0,6%, sopra le stime.

Osservato speciale di giornata è il petrolio, in rally in scia all’accordo – dato per fatto dalle agenzie internazionali – tra i paesi Opec sui livelli di produzione. Le quotazioni accelerano ancora dopo l’annuncio ufficiale dell’intesa: al mercato di New York il greggio Wti sale del 9% a 49,3 dollari al barile. Il Brent avanza dell’8% a 50,2 dollari.

Novembre sarà mese da dimenticare per l’oro, che si appresta a chiudere con un passivo del 6,8%. Il metallo con consegna immediata, dopo i rialzi della mattinata, torna a soffrire nel pomeriggio e perde l’1,1% alla chiusura dei mercati Ue. Nel mese appena trascorso ha sofferto del prossimo rialzo dei tassi della Fed e del rafforzamento del dollaro che hanno fatto rifluire gli investitori versi gli asset Usa tralasciando i beni rifugio.

In mattinata, l’indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha chiuso su livelli assolutamente stabili (+0,01%) a 18.308,48 punti, supportato da uno yen tornato a indebolirsi sopra quota 112 nei confronti del dollaro. I mercati asiatici non evidenziano una direzione precisa: gli investitori sono in attesa della riunione di oggi dei Paesi produttori di petrolio e dei dati venerdì sull’occupazione negli Usa. La produzione industriale giapponese a ottobre è salita dello 0,1% rispetto al mese precedente, in crescita per il terzo mese consecutivo di incremento. Un dato leggermente superiore alle aspettative, legato alla ripresa delle esportazioni. E’ successo, ad esempio, per l’export di autoveicoli che è aumentato dell’1,7% rispetto a un anno prima (con una produzione mensile scesa del 4%). La costruzione di nuove case in giappone ha fatto un balzo del 13,7 per cento.

Alla Borsa di Seul spicca il forte rialzo di Samsung Electronics, le cui azioni hanno toccato un record storico dopo la promessa di maggiori dividendi agli azionisti (per 3,4 miliardi) e di una struttura societaria più razionale (su sollecitazione di alcuni azionisti esteri). Chiusura negativa invece per le Borse cinesi di Shanghai e Shenzhen. L’indice Shanghai Composite cede l’1% a 3.250 punti, lo Shenzhen Component lascia sul terreno lo 0,2% (a 11.012 punti).
borsaborsa tokyo.

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