«OBIETTIVO centrato. Abbiamo ottenuto quello che volevamo anche se con due anni di ritardo». È stato questo il commento di Angelino Alfano al termine del vertice di Bruxelles dove si troveranno oggi i capi di Stato e di governo (compreso Renzi) per l’emergenza migranti e dove ieri si sono confrontati i ministri dell’Interno. Approvato, seppure con defezioni significative, il piano delle quote per distribuire in Europa 120mila rifugiati. Hanno detto no Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Romania mentre la Finlandia si è astenuta. Ma, numeri o no, il testo sarà vincolante anche per gli Stati che si sono detti contrari. Il provvedimento è passato a larga maggioranza, «maggiore di quella prevista dal trattato», ha sottolineato il presidente di turno Jean Asselborn. I 120mila nuovi profughi si aggiungono ai 40mila già decisi nei mesi scorsi.
La Ue non è mai stata tanto divisa e il dissidio emerge chiaro nelle parole del premier slovacco che, appena approvata la ripartizione, ha annunciato che le disposizioni sono «insensate» e Bratislava non le seguirà. Il presidente della Repubblica Ceca, Milos Zeman, oggi chiederà al vertice dei leader che la decisione sia revocata. La Slovacchia, da parte sua, punta a ricorrere alla Corte di giustizia europea. Tramontato il concetto di «unanimità» e annullata l’ipotesi di una «multa» agli Stati riottosi resta un piano in due fasi: sistemare i primi 66mila e poi, dopo un anno, altri 54mila stranieri. I primi arriveranno dall’Italia (15.600) e dalla Grecia (50.400).
LA SECONDA ondata sarà ripartita in modo proporzionale: «40mila migranti andranno via dall’Italia nei prossimi mesi», ha detto il nostro ministro. Il presidente della Commissione Junker ha spiegato che parlare di 120mila migranti rende l’Europa ridicola viste le dimensioni del problema. Ma l’impasse sembra stabile e le prospettive elaborate dall’Ocse che ipotizza – invitando il Vecchio Continente a «non aver paura» – l’arrivo di un milione di persone nel 2015, non contribuiscono a rassenerare il clima. Francia e Germania, destinate a raccogliere il maggior numero di ingressi, hanno chiesto nuovamente «il rafforzamento dei controlli alle frontiere e una maggiore efficacia nella registrazione, senza i quali l’accoglienza dei profughi non è sostenibile». Sul tema non è piaciuta al nostro ministro Alfano l’anticipazione dell’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia per i mancati controlli. «Dovrebbero aprire una procedura di ringraziamento per l’Italia», ha detto piccato il responsabile dell’Interno. A proposito degli hotspot, di cui la Merkel chiede conto all’Italia, Alfano ha ribattuto: «Sono centri in cui si distingue chi è migrante illegalmente da chi invece è richiedente asilo. Noi li attiveremo, ma chiediamo in parallelo il funzionamento dei rimpatri e della distribuzione dei profughi». Più vago sui tempi, Alfano ha parlato di «partenza in contemporanea» del piano.
Oggi si replica con capi di Stato e di governo che però hanno l’obiettivo di affrontare soprattutto gli aspetti di politica estera.
Fonte: LA STAMPA