Non vi sono intenti unitari all’interno del Patto per San Marino, ma nemmeno in Riforme e Libertà.
Non vi sono intenti unitari all’interno delle Organizzazioni Sindacali così come nelle Associazioni di Categoria.
Tutti divisi, divisi da tutto.
Forse quello che serve è un governo di unità nazionale, di transizione, che dia l’opportunità di fare le riforme indispensabili sulla PA, previdenza, fisco e istruzione per poter poi andare a votare con una nuova legge elettorale.
Una legge che preveda nuovi e più forti meccanismi di trasparenza, d’incompatibilità e d’inopportunità nello svolgere attività politica contemporaneamente a incarichi pubblici.
Eliminare tutti i possibili conflitti d’interesse.
Solo così si potranno interrompere quei meccanismi deleteri che hanno portato l’affarismo a occupare in parte la politica e la politica a ricercare talvolta un consenso di fatto “forzato”.
Tutti insieme appassionatamente per fare quello che singolarmente nessuna forza politica farebbe o potrebbe fare.
Notoriamente nessun politico vuole, nella logica malata del consenso a tutti i costi, adottare provvedimenti che potrebbero colpire una categoria sociale piuttosto che un’altra.
La politica deve necessariamente fare un passo indietro, lasciare liberi gli spazi occupati impropriamente e offrire opportunità in egual misura a tutti quelli che fanno parte del sistema Paese e a coloro che s’interfacciano con lo stesso.
E’ finito il tempo delle commissioni politiche laddove invece queste devono essere prettamente tecniche, nomine di presidenti o direttori nel pubblico anche allargato, l’adozione di piani strategici, ecc. ecc.
E’ il momento di aprire a tecnici, tecnici veri, che non siano mere propaggini della vecchia politica.
Anche i nostri imprenditori unitamente alle organizzazioni sindacali devono individuare nuove vie di sviluppo.
Che trascendano dal protezionismo, e che offrano le medesime condizioni a tutti quelli che s’interfacciano e investono sul nostro sistema.
No alle differenze di trattamento e alle discriminazioni, che si chiamino frontalieri, che siano cinesi o americani, italiani o sammarinesi, cattolici o buddisti.
Ci dobbiamo aprire come sistema.
Alberto Rino Chezzi
www.smdazibao.blogspot.com