Dl Lavoro, arriva la fiducia Dopo le modifiche in commissione, a Palazzo Madama arriva la fiducia per arginare i 700 emendamenti

BoschiIl ministro del Lavoro Giuliano Poletti l’ha detto subito: “Ascoltiamo tutti, poi spetta al governo decidere”.

La leader della Cgil Susanna Camusso potrà, quindi, minacciare, accusare e denunciare quanto vuole, ma il premier Matteo Renzi andrà avanti sulla propria strada.

Almeno finché avrà i numeri in parlamento. Ma, per ovviare a quest’ultimo problema, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ha già annunciato a nome del governo l’intenzione di porre la questione di fiducia sul decreto lavoro.

In una intervista a Ballarò Renzi ha replicato a muso duro alle accuse della Camusso. “Il sindacato dovrebbe preoccuparsi di come creare lavoro – ha tuonato – l’attacco della Cgil è triste”. Proprio per questo anche davanti ai 700 emendamenti presentati al testo, con la prospettiva di circa trecento votazioni, e alla minaccia dei Cinque Stelle di mettere a ferro e fuoco il Senato, l’esecutivo ha optato per l’ennesima fiducia. Il decreto Lavoro, che introduce le penali (ma non l’assunzione obbligata) per chi sfora il tetto del 20% dei dipendenti a tempo determinato, l’apprendistato e il limite dei cinque contratti, sempre a tempo determinato, nel limite dei tre anni, deve essere convertito entro il 19 maggio e ritornare alla Camera per il via libero definitivo.

Contro il maxiemendamentodel governo, però, si scagliano i Cinque Stelle. “Il lavoro fatto da tutti i nostri portavoce in Senato verrà buttato nel wc come se nulla fosse – tuona Maurizio Buccarella, capogruppo pentastellato al Senato – ancora una volta il parlamento viene espropriato di ogni funzione, hanno abolito la democrazia e il dibattito parlamentare”.

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