Domenica: ieri era meglio? (l’editoriale di David Oddone)

Squilla la sveglia. Non è un fastidioso bip elettronico, ma un allegro motivetto dance che proviene dalla radiolina posizionata sul comodino. Apre gli occhi un adolescente, pronto ad affrontare la sua domenica tipo degli anni ’90.

Ore 9: Colazione in famiglia. Pane fresco, marmellata fatta in casa e l’immancabile tazza di latte fumante. Niente fretta, niente social. Ci si siede a tavola e si conversa, ci si aggiorna sulle rispettive vite, si ride. Il telegiornale in sottofondo racconta di un mondo lontano, dove internet è ancora un miraggio per molti.

Ore 10: Sfida al Super Nintendo con gli amici. Sfide epiche a Mario Kart, Mortal Kombat e Street Fighter riempiono il soggiorno di urla di gioia e frustrazione. Tra una partita e l’altra, una merenda a base di pizzette e spuntini confezionati. Niente influencer da seguire, solo l’amicizia vera e l’adrenalina del gioco.

Ore 14: Pranzo in famiglia. Arrosti succulenti, pasta fatta in casa e verdure dell’orto. Si apparecchia la tavola… della domenica, con la tovaglia ricamata e le posate “buone”. Si mangia con gusto, senza distrazioni digitali, godendo appieno il sapore dei cibi e la compagnia dei propri cari.

Ore 16: Passeggiata al parco o giro in bicicletta. L’aria fresca, il sole sulla pelle e il rumore del vento tra le foglie riempiono i sensi. Niente ansia da prestazione social, solo il piacere di stare all’aria aperta e di godersi la bellezza del mondo reale.

Ore 18: Ritorno a casa e relax. Un libro avvincente, un film cult o semplicemente un pisolino sul divano. Momenti di puro svago, dove la fantasia regna sovrana e la mente si libera dallo stress quotidiano.

Ore 21: Cena in famiglia. Un’altra occasione per riunirsi, condividere storie e risate. La televisione propone film senza troppi reality o talent show. Si guarda un classico Disney o un cinepanettone, accompagnati da popcorn fatti in casa.

Ore 23: Niente smartphone da caricare, nessun messaggio da leggere, nessuna notifica da controllare. Solo il silenzio della notte e la pace interiore che accompagna il riposo.

Passiamo ora al 2024. La sveglia suona, ma è il fastidioso display dello smartphone che ci assale. Scorre velocemente il feed dei social, tra meme, stories e notifiche. La colazione? Un frettoloso yogurt accompagnato da un caffè al volo.

Le ore successive si susseguono in un vortice di attività digitali. Chat di gruppo, videochiamate, aggiornamenti di stato. La domenica diventa un palcoscenico virtuale dove mettere in scena la propria vita per ottenere like e commenti.

Pranzo veloce al centro commerciale, immortalato da una foto su Instagram. Il pomeriggio scorre tra reel accattivanti e sfide su Tik Tok. La sera si chiude con un aperitivo trendy, rigorosamente documentato sui social.

Al ritorno a casa, lo smartphone si trasforma in un fedele compagno di nanna. L’ultima notifica prima di addormentarsi? Un messaggio anonimo su una chat online.

Era meglio ieri o è meglio oggi? Il mio racconto, non lo nascondo, è di parte. Sicuramente entrambi i periodi hanno il proprio fascino e le loro contraddizioni. La nostalgia per la semplicità degli anni ’90 si scontra con il dinamismo e l’iperconnessione del 2024. L’importante è trovare un equilibrio, riscoprendo il valore delle relazioni reali e approfittando dei vantaggi offerti dalla tecnologia, senza esserne schiavi.

Come saranno le domeniche da qui a dieci o venti anni? Ovviamente non lo so, ma non nascondo un po’ di preoccupazione per le giovani generazioni. Per fortuna mi viene in aiuto Paolo Coelho ne L’alchimista: “Io non vivo né nel mio passato, né nel mio futuro. Possiedo soltanto il presente, ed è il presente che mi interessa. Se riuscirai a mantenerti sempre nel presente, sarai un uomo felice. La vita sarà una festa, un grande banchetto, perché è sempre e soltanto il momento che stiamo vivendo”.

 

David Oddone

(La Serenissima)