Don Marino Gatti, il sammarinese “di” Mercatino Conca: alcuni lo ricorderanno come parroco, altri come uomo… Nessun mercatinese lo dimenticherà mai! … di Enrico Lazzari

Enrico Lazzari

Ci sono persone che una comunità, una qualunque comunità, non potrà mai dimenticare. Don Marino Gatti, sammarinese, per decenni parroco in Mercatino Conca, scomparso ieri, è senza dubbio una di queste. E non solo per la comunità mercatinese cattolica e praticante.

Don Marino, semplicemente don Marino, era molto più del parroco del “mio” paesello. Molto più di una istituzione religiosa: era un riferimento ed un rifugio per tanti. Sapeva consolare con filosofiche e rincuoranti parole, ma sapeva anche aiutare con interventi concreti. Al suo arrivo in Mercatino Conca, se non erro intorno alla metà degli anni Novanta, rivitalizzò la parrocchia riuscendo ad affascinare i giovani parlando la loro lingua e a circondarsi di anziani trasmettendo una forte autorevolezza cristiana, favorendo in breve tempo la nascita di realtà ancora oggi esistenti, come il Gruppo Giovani Valconca o la sezione locale della Caritas, retta totalmente da volontari.

Don Marino, come ho già detto, era un riferimento per l’intera comunità, per tutti i mercatinesi, compresi coloro che -come me- dalla religione attiva non sono particolarmente attratti o convinti. Fu il parroco in anni di grande cambiamento sociale che non lasciò immune neppure il piccolo paese della media Valle del Conca e la sua comunità sempre più multietnica, multiculturale e multireligiosa. E, nel complesso, sempre meno economicamente benestante.

Ricordo l’arrivo dei primi immigrati marocchini, albanesi o macedoni, arrivati con appresso tanta speranza, ma, materialmente, con appena quello che indossavano. Tanti di loro erano, e sono, orgogliosamente mussulmani… Tanti di loro hanno trovato soccorso, nei loro momenti più neri, in don Marino e nella sua infinita umanità. Né più, né meno di quanta ne trovarono i mercatinesi nel momento del bisogno, che fosse per una crisi dell’anima o per una crisi economica.

Ma non è per le lodevoli azioni materiali regalate alla comunità in cui vivo che non potrò mai dimenticare don Marino. Questi era molto di più di una elemosina o di una carità che fanno in tanti. Il “Don”, seppure io non frequenti dalla fine del catechismo la chiesa e la parrocchia, seppe essere un riferimento anche per me. Mi affascinava l’imperturbabile calma che lo caratterizzava in ogni momento, in ogni incontro casuale e in ogni discussione -che fosse di vita o di filosofia- che ho avuto il piacere di intrattenere.

Aveva il mio rispetto non come “prete”, come autorità religiosa, ma come uomo. Non ho fede. Invidio, talvolta, chi ce l’ha, perchè in essa trova risposte che altrimenti è impossibile trovare. Credo in Dio, e fra questi propendo per il Dio cattolico, ma non posso comprendere l’utilità di una messa, di una croce, di una preghiera, di un rosario… Coerentemente, non andrò in Chiesa neppure stanotte per il Natale.

Ma uno di questi “inutili” appuntamenti non l’ho mai mancato; anzi, l’ho atteso: la benedizione di Pasqua delle case. Era l’occasione per incontrarlo, per tornare a condividere, seppure per un breve momento, le mie incertezze con le sue certezze, le mie paure con le sue rassicurazioni, la mia inquietudine con la sua serenità. Non mi disse mai “ti aspetto a messa” o “vorrei vederti a messa”. Ma se ne andava, anche lui, ne sono certo, soddisfatto di quei momenti, consapevole non di aver perso tempo gettando inutilmente gocce d’acqua benedetta nelle stanze di una casa, ma certo -come di fatto riusciva- di aver portato, nella stessa, più come uomo che come parroco, un poco di quella quiete che, forse, mancava.

Qualcuno non dimenticherà mai il nostro don Marino per quel che ha fatto; altri, come me, non lo dimenticheranno mai per quel che era! Altri ancora lo ricorderanno per entrambe le cose. Quel che è certo è che in Mercatino nessuno, né ora né mai, potrà dimenticarlo…

Enrico Lazzari