Dosso killer a Dogana: in Italia il ricchissimo bonus rottamazione auto… A San Marino non serve: bastano i “dissuasori nascosti” lungo le strade! – …di Enrico Lazzari

Cari sammarinesi, è Ferragosto, il sole arrostisce il Titano, e io, come ogni mortale in cerca di un po’ di pace in un momento di relax, mi avventuro verso l’aria condizionata del Centro Atlante, a Dogana, con la mia Opel Insignia – 300mila chilometri gloriosi, un grigio topo infangato che flirta col marrone, una vecchietta che ha visto più curve di attore “hard-core”.

Sono quasi arrivato, rispetto il limite dei 30 all’ora, perché, sapete, i limiti di velocità li rispetto sempre (vabbè, sì, confesso: questo l’ho scritto solo perchè anche Gendarmi, Poliziotti e Guardie di Rocca so che mi leggono). Procedo lento, con la cautela di chi sa che le strade sammarinesi nascondono più sorprese di un film di Tarantino.

Sono quasi arrivato per entrare dal retro ed eccolo: un dosso, scuro come l’umor nero di un burocrate, senza una riga gialla che gridi “attento, qui ti giochi la macchina!. Lo affronto, mollo l’acceleratore, sono di certo sotto i 30, eppure BOOM! Un colpo all’anteriore che sembra un martello pneumatico, come se la mia Insignia avesse deciso di fare bungee jumping senza elastico. Credevo si smontasse, giuro, e per un attimo ho rimpianto di non essere alla guida di un carro armato, perchè avrei bloccato i cingoli, girato la torretta, abbassato il cannone e…

Dogana, il dosso "incriminato"
Dogana, il dosso “incriminato”

Chi è stato il genio, l’architetto del disastro, che ha deciso di piazzare questo dosso ninja in mezzo a Dogana, dimenticandosi poi di renderlo transitabile a velocità da limite indicato? E, magari, dipingerlo con quelle zebrature gialle e nere che persino in Italia – sì, là dove le regole stradali sono più rispettate a parole che nei fatti – sono obbligatorie? Lì, dietro l’Atlante, a dire il vero, c’è un dissuasore che, a giudicare dall’impatto, deve essere alto come una delle vostre torri medievali… E’ stato progettato per mandare in pensione anticipata ogni ammortizzatore che osa sfidarlo o per risparmiare sugli incentivi necessari al rinnovo del parco auto circolante?

E la segnaletica? Svanita, sbiadita, abbandonata come un progetto pubblico dopo la campagna elettorale. Cari signori dell’AASS o chi per voi, vi siete scordati di questo mostro sull’asfalto o l’avete lasciato lì apposta, come un test sadico per vedere quante auto si disintegrano prima che qualcuno alzi la mano e dica “ops”?

Non sono qui a sfogliare codici stradali come un avvocato in cerca di gloria, soprattutto a Ferragosto, quando l’unico codice che vorrei decifrare è quello di un cocktail ghiacciato. Ma, tanto per capirci, da noi, in Italia – e San Marino ci copia spesso, come uno studente che sbircia il compito del vicino – il Codice della Strada dice chiaro: i dossi devono essere visibili, con strisce gialle e nere che brillano giorno e notte, alti al massimo 7 centimetri, segnalati da un cartello a 20 metri, e piazzati solo su strade lente come questa, a 30 all’ora. Devono essere antisdrucciolevoli, ben ancorati, giustamente arrotondati e approvati da chi gestisce la strada.

Enrico Lazzari
Enrico Lazzari

Questo coso dietro l’Atlante? Secondo me non può essere che un fuorilegge, un ribelle d’asfalto che ride in faccia alle regole e alle sospensioni della mia Insignia. E se anche fosse regolare, chi ha lasciato che la segnaletica si dissolvesse come un sogno estivo? È come se qualcuno avesse deciso che la sicurezza stradale è un optional, un accessorio da discount da lasciare impolverato in un angolo.

Non è solo una questione di dossi malandati. È l’arroganza di chi li piazza e poi se ne lava le mani, come un cuoco che serve un piatto bruciato e poi scappa in cucina. Dogana, il cuore pulsante del commercio sammarinese, non è un circuito da demolition derby, eppure quel dosso sembra progettato per un Gran Premio di distruzione, dove ogni auto è un gladiatore e le sospensioni sono il prezzo da pagare.

Io, che dal 1993 batto queste strade con la penna in una mano e il volante nell’altra, mi chiedo: possibile che nel 2025 si debba ancora rischiare, nella migliore delle ipotesi, il telaio per un ostacolo che sembra uscito da un film di Mad Max? San Marino, gioiello di libertà e storia, non può permettersi di trattare i suoi guidatori come concorrenti in un’arena d’asfalto.

Ma, come sempre, non mi fermo al lamento, perché sbraitare senza proporre è come guidare senza benzina: sei fermo al palo. Cari gestori delle strade del Titano, fate un censimento di questi dossi assassini, e fatelo subito. Se proprio non vorrete toglierli tutti, verificate che rispettino le regole – altezza, visibilità, ancoraggio, incidenza dell’angolazione – e, se non lo fanno, buttateli giù o ridipingeteli con quel giallo e nero che urla “eccomi!”, presegnalandoli adeguatamente con segnali del tipo: “Attenzione, qui c’è un dosso regolare, ma che odia la vostra auto”. E, per l’amor del cielo, mandate subito – sì, subito, anche se è Ferragosto – qualcuno a controllare quel mostro dietro l’Atlante: se è regolare (ma non può esserlo secondo me, credetemi) , dategli una mano di vernice; se è un abusivo, mandatelo al cimitero dei dossi. Mi dite è regolare e volete lasciarlo a tutti i costi? Bene. Però voglio vedere tutti i giorni, allora, transitare da lì tutte le auto blu del Pianello, sia all’andata che al ritorno!

La mia Insignia, con i suoi 300mila chilometri, ha ancora troppe strade da percorrere per finire k.o. su un dosso dimenticato da un burocrate qualunque… E la vostra Ferrari?

Enrico Lazzari