Dovranno elogiare Scilipoti. L’imbarazzo ipocrita dei democratici

Vorrei dedicare questa puntata di “radical chic” a Alessandro De Angelis, vicedirettore dell’Huffington Post. Non sono un suo grande fan, e lui giustamente se ne sbatterà altamente, ma stavolta sulla crisi di governo ha colpito il segno. E vorrei dargliene atto.

Nell’attuale mercato delle vacche, solo il buon De Angelis (e Gramellini dopo di lui) ha avuto il coraggio di affermare in diretta quel che molti fingono di non vedere. Ovvero che se tutto questo ambaradan l’avesse tirato su uno a caso tra Berlusconi, Salvini e Meloni oggi avremmo i giornali starnazzanti come galline scandalizzate: “Che cosa avremmo detto, noi che abbiamo sensibilità democratica, se questo spettacolo lo avesse offerto la destra? Noi saremmo stati dei cantoni e dei soloni dell’indignazione civile”. Giustissimo. Talmente giusto che in studio sono calati un paio di secondi di imbarazzato silenzio. La vergogna della verità.

Cito questo episodio perché quanto accade in queste ore dimostra il classico doppiopesismo italiano. Ricordate l’indignazione del 2010 sulla “scandalosa compravendita di senatori” per tenere in vita il governo Berlusconi? Ricordate il livore con cui vennero dipinti i vari Scilipoti, Razzi e De Gregorio? Bene. Quello che sta cercando oggi Conte in Senato non è niente più e niente meno rispetto a quell’antica “compravendita”. Offrire 2 anni di legislatura a parlamentari a rischio rielezione, che a conti fatti significano circa 300mila euro di stipendio, e magari un posticino nel prossimo partito di Conte, non è un mercimonio poco onorevole? Un tempo disprezzavano i “responsabili” e oggi si mascherano dietro il termine “costruttori europei”. Se in passato infatti il termine “indicava una negatività” (Franceschini dixit), oggi “non è più così”. Esi può elemosinare il voto “senza vergognarsene”. Un inno al doppiopesismo.

Sul M5S stendo un velo pietoso, così come sui suoi cantori in stile Travaglio. Oggi sul Giornale il direttore Sallusti sottolinea come il “primo sponsor di Conte” in passato etichettasse “questi mercenari con i peggiori aggettivi del vocabolario”, mentre oggi si schiera in difesa della loro “nobiltà di intenti”. Più chiaro di così, si muore. Mi preme solo ricordare un articolo, firmato Luigi Di Maio, apparso nel dicembre 2019 sul Blog delle Stelle. Era rivolto ai parlamentari grillini attirati dalle sirene leghiste. Luigino se la prendeva con “il collaudato sistema della vecchia politica”. Azzannava “l’elenco di politici che si sono venduti al diavolo per pochi spiccioli o per una poltrona più comoda e più sicura”. Sbraitava contro “il mercato delle vacche”. Chiedeva di mostrare “il listino dei prezzi” per sapere “quanto costa un parlamentare al chilo”. Qualcuno l’ha rimproverato per un cambio di sponda così radicale? No. Perché oggi l’ex bibitaro serve ad arginare il ritorno della destra al potere. Tutto è perdonato.

In fondo ci siamo abituati, no? Da settimane media e governo ammorbano gli italiani sull’importanza del distanziamento sociale, puntano il dito su “movida”, aperitivi, runner, ciclisti e via dicendo. E poi Conte che fa? S’accalca coi cronisti per rilasciare due dichiarazioni. Le immagini mostrano un’orgia di microfoni sputacchiati, mani zozze e distanziamento che va a farsi benedire. Qualcuno della “stampa democratica” ha biasimato premier e colleghi? Macché. Solita storia.



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