“Draghi tratti con noi e fermi i licenziamenti almeno fino a ottobre”

Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, qual è la vostra posizione sulla fine del blocco dei licenziamenti?

«Il governo deve riaprire il confronto. Lo abbiamo detto con chiarezza al premier Draghi. Occorre buon senso e responsabilità da parte di tutti. Bisogna prolungare il blocco almeno fino alla fine di ottobre in modo da evitare una valanga di licenziamenti che anche la Banca d’Italia ha quantificato in più di 500mila lavoratori. Bisogna avere più rispetto dei lavoratori. Il Paese si cura con lavoro e investimenti, non con i licenziamenti».

Se il governo tutelasse selettivamente i settori maggiormente penalizzati come il tessile e il calzaturiero, accettereste la proposta?

«È evidente che ci sono settori del manifatturiero dove si rischia un numero elevato di licenziamenti: non solo il tessile ed il calzaturiero ma anche il settore degli elettrodomestici, dell’automotive, fino ad una parte della chimica. Oggi abbiamo filiere e comparti fortemente interconnessi con settori massacrati dalla crisi come il turismo, commercio, servizi, logistica. Non ci sono segmenti produttivi indenni. Sediamoci intorno ad un tavolo e troveremo le soluzioni più adeguate per realizzare l’obiettivo di zero esuberi e zero licenziamenti».

Seguireste la Cgil in uno sciopero generale?

«Il sindacato è già mobilitato sia a livello nazionale che di categoria sui temi del lavoro, della salute e sicurezza negli ambienti di lavoro. Credo che questa debba essere la stagione del dialogo e del confronto perché il Paese è da ricostruire e far ripartire insieme. Questo non è il momento di conflitti ideologici o di rotture sociali ma di soluzioni concertate, di unità, di vera responsabilità. Ecco perché continueremo nei prossimi giorni la nostra pressione sociale sui gruppi parlamentari e sui partiti per prolungare il blocco».

Quale soluzione avete presentato per la riforma degli ammortizzatori sociali?

«Pensiamo ad una vera riforma degli ammortizzatori in chiave universale, solidaristica, inclusiva, mutualistica e di tipo assicurativo. Il primo comandamento è semplificare le procedure eccessivamente lunghe e con forti ritardi nella liquidazione delle prestazioni. E poi occorre avviare le politiche attive a cominciare del rifinanziamento del Fondo nuove competenze e dell’assegno di ricollocazione, mettere in sinergia il sistema pubblico con le agenzie private. Questa è la nostra proposta».

Anche secondo voi Confindustria sarebbe troppo influente sul governo?

«È un dibattito che non ci appassiona. Pensiamo che questo sia il momento delle responsabilità condivise. Abbiamo bisogno di un grande patto sociale per la crescita economica ed il lavoro. È la sfida che lanciamo al governo».

La Commissione Ue, tra l’altro, è contraria a un’ulteriore proroga del blocco.

«La Commissione, da un lato, ci ha sempre rimproverato di non avere un sistema di politiche attive simile a Paesi come la Germania e la Francia e dall’altro non riconosce la necessità di evitare altri licenziamenti. È una grande contraddizione frutto di un pregiudizio nei nostri confronti. Spero che Draghi si faccia sentire».

Riaperture e Pnrr dovrebbero far crescere gli occupati. La vostra non rischia di essere una battaglia di retroguardia?

«È una battaglia coerente con la nostra richiesta di affrontare, attraverso un dialogo stabile e la condivisione degli obiettivi, le questioni urgenti, a cominciare dal monitoraggio del Pnrr. Draghi deve favorire questa nuova stagione in coerenza con gli accordi che abbiamo già sottoscritto a Palazzo Chigi».


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