Dura denuncia all’Ue del Ministro degli Esteri russo. Tensione alle stelle… Solo San Marino, in Europa ha ancora rapporti sereni con ambedue i “litiganti”: lavori da subito per la pace negli organismi internazionali … di Enrico Lazzari

E’ una denuncia chiara, forte e – ci si permetta – sensata e circostanziata perché basata su elementi oggettivi concreti, verificati e verificabili, quella che il Ministro degli Esteri russo, Sergej Viktorovi? Lavrov, ha lanciato contro l’Unione Europea, colpevole tradendo sue stesse risoluzioni, nello specifico quella numero 944 assunta dal Consiglio Ue datata 8 dicembre 2008.
Al centro di questa “denuncia” russa c’è la decisione europea di inviare armamenti alle forze militari ucraine. Un a decisione che, al grido di “pace”, “pace…” rende nel concreto impossibile un cessate il fuoco a Kiev. Anzi, con la Russia oggi, grazie a Ue, consapevole che il passare dei giorni rappresenta un rischio concreto di rafforzamento dell’esercito e della resistenza avversaria, ci si avvia verso una carneficina di dimensioni immani… Una carneficina che se è vero e incontestabile che graverà sulle coscienze russe, altrettanto lo dovrà fare sulle nostre di occidentali. Perchè conseguenza di governi che dichiarano di perseguire la pace, il “cessate il fuoco” ma poi gettano benzina sul fuoco.
L’impressione che ogni analista attento e imparziale può trarre dall’approfondimento dei fatti di questi ultimi giorni è che i “buoni”, in questa vicenda, non esistano. Neppure guardando verso occidente e Unione Europea. Anzi, se Putin, i russi appaiono come “cattivi” invasori, noi europei oltre che “cattivi” appariamo anche “meschini” dichiarando una cosa e agendo in senso diametralmente contrario, quasi che l’obiettivo reale dell’occidente sia l’utilizzo di questa crisi sfociata in guerra per indebolire o destituire Putin. E ciò pagato con il sangue degli ucraini, civili e militari, e dei soldati russi. Perchè, altrimenti, Ue ha posto una pietra tombale sulle pur esili chances di successo di una trattativa, di un negoziato fra le parti appena avviato e che come primo obiettivo si poneva il cessate il fuoco, una tregua?
Tralasciando facili considerazioni, inquietanti opinioni, azzardate previsioni e tornando alla pura cronaca, la denuncia lanciata ieri dal Ministro degli Esteri russo non può passare inosservata nella nostra democrazia delle democrazie.
“L’Ue -si legge nella dichiarazione diffusa alle agenzie di stampa- ha mostrato quanto vale veramente la supremazia del diritto in Europa, ignorando tutti gli otto criteri della propria ‘Posizione comune’ del Consiglio UE 2008/944/PESC dell’8 dicembre 2008” incentrata sulla “Sulla definizione di regole comuni per controllare l’esportazione di tecnologia e attrezzature militari”. Una risoluzione che “che vieta espressamente l’esportazione di armi e attrezzature militari dall’UE nelle seguenti situazioni:
– Inosservanza degli obblighi internazionali da parte del paese di destinazione (Kiev ha ignorato i suoi obblighi derivanti dal pacchetto di misure di Minsk, approvato dalla risoluzione 2202 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite);
– Mancato rispetto dei diritti umani, compreso il rischio che le armi siano usate per la repressione interna (nel Donbass, Kiev stava commettendo un genocidio);
conflitto armato nel paese di destinazione e rischi di sua escalation a seguito del trasferimento di armi;
– minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità regionali, compresa la possibilità di un conflitto armato con un paese terzo;
– rischio per la sicurezza nazionale dei paesi dell’UE (le armi fornite possono essere utilizzate contro gli interessi dei paesi dell’UE);
– la politica del paese ricevente, compreso il rispetto del principio di non impiego della forza, del diritto internazionale umanitario, così come del regime di non proliferazione nell’ambito del controllo delle armi (non crediamo che Kiev sia stata esemplare nell’adempimento di questi obblighi, anche in considerazione dei noti casi di commercio in nero di armi dall’Ucraina);
– Il rischio che le armi cadano nelle mani sbagliate, comprese le organizzazioni terroristiche (data la distribuzione incontrollata di armi in Ucraina alla popolazione, è quasi certo che alcune di esse finiranno sul mercato illegale);
– equilibrio tra militarizzazione e sviluppo economico del paese acquirente (crediamo che Kiev dovrebbe preoccuparsi più dell’economia ucraina che della repressione dei dissidenti con la forza)”.
Certo, è l’accusa di una delle parti in causa, quella avversa alla nostra Ue ormai schierata apertamente con l’Ucraina. Ma ogni giurista può trovare elementi di fondatezza in queste dure parole.
“I cittadini e le strutture della Ue coinvolti nella fornitura di armi letali e di carburante e lubrificanti alle Forze Armate Ucraine -minaccia la stessa Autorità russa- saranno ritenuti responsabili di qualsiasi conseguenza di tali azioni nel contesto dell’operazione militare speciale in corso. Non possono non capire il grado di pericolo delle conseguenze”.
Conseguenze che, a torto o a ragione che siano poi poste in essere, avrebbero dirette ricadute -anche drammatiche e pesanti- sulla neutrale San Marino, se non altro per la sua scomoda ed esposta collocazione territoriale.
“È stato finalmente sfatato -continua la nota- un altro mito che era stato propagato dall’Ue in passato e cioè che le restrizioni unilaterali della UE, illegittime secondo il diritto internazionale, non fossero dirette contro il popolo russo. I funzionari di Bruxelles, che fino a poco tempo fa si dipingevano come ‘partner strategico’ del nostro paese, ora non si fanno più scrupoli a dire che intendono infliggere ‘il massimo danno’ alla Russia, ‘colpire i suoi punti deboli’, ‘distruggere la sua economia sul serio’ e ‘impedire la sua crescita economica’”.
“Vogliamo assicurarvi -conclude il Ministro Lavrov, rivolgendosi ai cittadini dell’Unione ma, indirettamente, anche ai sammarinesi per il motivo sopra esposto, e ricordando che “la maschera dell’Ue è oggi caduta”- che non sarà così. Le azioni dell’Unione Europea non resteranno senza risposta. La Russia continuerà a perseguire i suoi interessi nazionali vitali a prescindere dalle sanzioni e dalle loro minacce. È ora che i paesi occidentali capiscano che il loro dominio indiviso nell’economia globale è da tempo cosa del passato”.
La tensione è oggi alle stelle. Mai lo è stata fra Europa e Russia a questi livelli, neppure ai tempi dei razzi inviati a Cuba dall’Urss…
In questo contesto c’è, poi, San Marino, la più antica Repubblica del Mondo. Una briciola nel “mappamondo” di questa crisi che, però, è presente in tutti gli organismi sovranazionali, esclusa la Nato. Una “briciola” che, però, è l’unico stato dell’Europa geografica che potrebbe, per la sua neutralità confermata anche nelle sanzioni occidentali degli ultimi anni- instaurare un dialogo fra i due “litiganti”. Sì, perchè i litiganti ormai sono solo due: i paesi Nato e la Russia. Gli altri, governo ucraino compreso, sono ormai solo sacrificabili figuranti…
San Marino faccia la sua parte, si faccia sentire negli organismi internazionali, condannando ogni forma di guerra di o violenza, condannando l’esclation militare e i suoi responsabili, ma, al contempo, attirando l’attenzione sulle contraddizioni occidentali che paiono oggi essere il più alto ostacolo ad una soluzione pacifica di una escalation militare che ha seminato, sul terreno, già troppo sangue…
Enrico Lazzari

Sotto la dichiarazione integrale rilasciata dal Ministro degli Esteri russo Sergej Viktorovi? Lavrov sul ruolo dell’Unione Europea nei fatti di Ucraina:

Per molti anni l’Unione europea, mascheratasi da “pacificatore”, ha generosamente finanziato il regime di Kiev, che è salito al potere come risultato di un colpo di stato anticostituzionale. Ha osservato in silenzio lo sterminio della popolazione nel Donbass e lo strangolamento dei russofoni in Ucraina. L’UE ha ignorato i nostri continui appelli per attirare l’attenzione sul dominio nazista sui vertici dell’Ucraina, sul blocco socio-economico e sull’uccisione di civili nel sud-est del paese. Avendo legato tutte le prospettive delle relazioni con la Russia all’attuazione del pacchetto di misure di Minsk, non ha fatto nulla per incoraggiare Kiev a iniziare ad attuarne i suoi elementi chiave. Allo stesso tempo, ha concesso denari ai vertici di Kiev e l’eliminazione del regime dei visti. Hanno esteso le sanzioni anti-russe con pretesti dubbi. Ha partecipato alle rappresentazioni organizzate da Kiev mettendo in discussione l’integrità territoriale della Federazione Russa.

Ora, però la maschera è caduta. La decisione dell’UE del 27 febbraio di iniziare a fornire armi letali all’esercito ucraino è un’autodenuncia. Segna la fine dell’integrazione europea come progetto “pacifista” per riconciliare i popoli europei dopo la Seconda guerra mondiale. L’UE si è definitivamente schierata con il regime di Kiev, che ha scatenato una politica di genocidio contro parte della sua stessa popolazione.
Nelle sue azioni antirusse Bruxelles è arrivata, senza nemmeno accorgersene, a usare la “neolingua” orwelliana. Ha annunciato che “investiranno” nella guerra scatenata in Ucraina nel 2014 attraverso un meccanismo chiamato Fondo Europeo per la Pace”. La leadership dell’UE non ha esitato a includere missili e armi leggere, munizioni e persino aerei da combattimento tra i mezzi “difensivi”.
L’UE ha mostrato quanto vale veramente la supremazia del diritto in Europa ignorando tutti gli otto criteri della propria “Posizione comune” del Consiglio UE 2008/944/PESC dell’8 dicembre 2008 “Sulla definizione di regole comuni per controllare l’esportazione di tecnologia e attrezzature militari”, che vieta espressamente l’esportazione di armi e attrezzature militari dall’UE nelle seguenti situazioni:

Inosservanza degli obblighi internazionali da parte del paese di destinazione (Kiev ha ignorato i suoi obblighi derivanti dal pacchetto di misure di Minsk, approvato dalla risoluzione 2202 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite);

Mancato rispetto dei diritti umani, compreso il rischio che le armi siano usate per la repressione interna (nel Donbass, Kiev stava commettendo un genocidio);
conflitto armato nel paese di destinazione e rischi di sua escalation a seguito del trasferimento di armi;
minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità regionali, compresa la possibilità di un conflitto armato con un paese terzo;
rischio per la sicurezza nazionale dei paesi dell’UE (le armi fornite possono essere utilizzate contro gli interessi dei paesi dell’UE);
la politica del paese ricevente, compreso il rispetto del principio di non impiego della forza, del diritto internazionale umanitario, così come del regime di non proliferazione nell’ambito del controllo delle armi (non crediamo che Kiev sia stata esemplare nell’adempimento di questi obblighi, anche in considerazione dei noti casi di commercio in nero di armi dall’Ucraina);
Il rischio che le armi cadano nelle mani sbagliate, comprese le organizzazioni terroristiche (data la distribuzione incontrollata di armi in Ucraina alla popolazione, è quasi certo che alcune di esse finiranno sul mercato illegale);
equilibrio tra militarizzazione e sviluppo economico del paese acquirente (crediamo che Kiev dovrebbe preoccuparsi più dell’economia ucraina che della repressione dei dissidenti con la forza).
I cittadini e le strutture della UE coinvolti nella fornitura di armi letali e di carburante e lubrificanti alle Forze Armate Ucraine saranno ritenuti responsabili di qualsiasi conseguenza di tali azioni nel contesto dell’operazione militare speciale in corso. Non possono non capire il grado di pericolo delle conseguenze.
È stato finalmente sfatato un altro mito che era stato propagato dall’UE in passato e cioè che le restrizioni unilaterali della UE, illegittime secondo il diritto internazionale, non fossero dirette contro il popolo russo. I funzionari di Bruxelles, che fino a poco tempo fa si dipingevano come “partner strategico” del nostro paese, ora non si fanno più scrupoli a dire che intendono infliggere “il massimo danno” alla Russia, “colpire i suoi punti deboli”, “distruggere la sua economia sul serio” e “impedire la sua crescita economica”.
Vogliamo assicurarvi che non sarà così. Le azioni dell’Unione Europea non resteranno senza risposta. La Russia continuerà a perseguire i suoi interessi nazionali vitali a prescindere dalle sanzioni e dalle loro minacce. È ora che i paesi occidentali capiscano che il loro dominio indiviso nell’economia globale è da tempo cosa del passato.

Enrico Lazzari