
La discussione italiana sui riflessi della guerra tra Ucraina e Russia fa scoppiare un’altra grana all’interno del Movimento 5 Stelle, che ancora una volta è riuscito a spaccarsi e a far emergere posizioni molto distanti tra loro. Le divergenze questa volta riguardano l’aumento delle spese militari, un’ipotesi sul tavolo del governo che sta considerando di incrementarle fino al 2% del Pil. L’idea trova la contrarietà totale di Giuseppe Conte, che chiede di destinare le risorse economiche contro i rincari. A smarcarsi dall’ex premier è Luigi Di Maio, secondo cui invece è necessario mantenere gli impegni e non sottrarsi al senso di responsabilità.
Di Maio silura Conte
Come riporta il Corriere della Sera, il ministro degli Esteri ritiene che la contrarietà di Conte all’aumento del budget per la Difesa “è una posizione inaccettabile“. E questa è l’occasione anche per fare una tirata d’orecchie al M5S, una forza di governo “che deve saper rispettare gli impegni, in linea con la sua collocazione“. Una linea che per il titolare della Farnesina “è chiara“. L’ex presidente del Consiglio ha fatto sapere che i 5 Stelle sono pronti a votare contro il provvedimento nel caso in cui dovesse individuare come prioritario l’incremento delle spese militari a carico del nostro bilancio nazionale.
Di Maio sa benissimo che di certo non si tratta delle solite beghe interne al Movimento 5 Stelle, ma di una questione prioritaria che ha risvolti sovranazionali. Perciò via le convenienze politiche, gli opportunismi, le ideologie, i pregiudizi: un tema così delicato, se trattato con leggerezza, rischia di minare “l’affidabilità dell’Italia agli occhi degli alleati“. Anche perché l’impegno di arrivare gradualmente a investire il 2% del Pil “per i nostri partner ha un valore più rilevante delle operazioni a cui partecipiamo“.
Le divisioni nel M5S
L’adeguamento sulle spese per la Difesa è un terreno scivoloso soprattutto per il Movimento, diviso in filoni di pensiero e di valutazioni. All’interno del gruppo sarà necessario fare sintesi, soprattutto in occasione del voto. Ma anche in questo caso si rischia di sfruttare la situazione come pretesto per marcare il proprio terreno e cercare di affossare l’uno la leadership dell’altro. Non a caso il duello Conte-Di Maio è tornano a farsi notare.
Pochi giorni fa Conte ha adottato pubblicamente una linea durissima, dicendo chiaramente che il M5S non avrà alcuna intenzione di indietreggiare. E non ha escluso conseguenze sulla stabilità del governo: “Ognuno farà le sue scelte“. Una sorta di minaccia che non è stata affatto gradita da Di Maio, fedele invece alle proposte del premier Mario Draghi e assoluto sostenitore dell’esecutivo.
I parlamentari grillini sono spaccati. “Sull’aumento delle risorse anche la commissione Difesa, presieduta da un 5 Stelle, aveva dato l’ok perché è un percorso che Conte aveva confermato” fa notare un deputato all’Ansa. Mariolina Castellone, capogruppo M5S al Senato, ha lanciato un primo avvertimento: “Gli ordini del giorno non sono un decreto, non sono una legge, quindi poi tutta la discussione avverrà nei punti successivi“. Dunque il prossimo momento di discussione sarà il Documento di Economia e Finanza, “dove verranno stanziate le risorse“.
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