Qualcuno, tipo Cerno, direttore del Tempo, uno che si appassiona sempre della parte per la quale lavora, dal Pd ad Angelucci, pur opposte che siano, dice che la vittoria di Trump dimostra che in America la democrazia funziona.
Dice che siamo di fronte, addirittura, ad un iperdemocrazia. Minchia!
Lo dicono in molti: e’ la democrazia bellezza.
Io non sono d’accordo.
Non voglio scomodare paragoni impropri, almeno non del tutto, tipo il voto di massa in Europa a favore di chi portò l’Europa nell’abisso antidemocratico.
Bisognerà studiare molto questo risultato per capirne di più.
Ma la democrazia non è solo voto.
La democrazia, diceva il grande Giovanni Sartori, uno dei più grandi studiosi della democrazia nel mondo, e’ demo-sapere.
La democrazia vive con la libertà del voto che si alimenta di sapere.
Le dittature, anche quando nascono dal voto, si alimentano di menzogne.
Oggi si chiamano fake, una volta si chiamavano menzogne. La stessa cosa.
E l’industria delle menzogne è la più potente al mondo. I social, i talk e i giornali che imitano ed inseguono i social.
Si chiama iperinformazione, che equivale alla iperdemocrazia.
La negazione dell’informazione e della democrazia.
Quando un popolo si affida ad un solo uomo per risolvere ogni problema non è democrazia.
Ancor peggio mi sento se quell’uomo è sostenuto dal più grande proprietario dell’industria social.
Quindi cos’è? Se non è democrazia, cos’è?
E’ rivolta contro la democrazia!
Siamo passati, e in Italia e’ successo prima, dalla rivolta contro la politica, i partiti, i parlamenti, al grande rifiuto contro la democrazia.
In Italia è successo prima non da Berlusconi, attenzione, ma da Tangentopoli e dalla ferocia “anti casta” dei media e del Corriere della Sera.
Esattamente quello che era successo 100 anni fa con il Corriere di Albertini. Esattamente.
La democrazia non va più di moda. Vive nell’indifferenza dei più. Anzi, è considerata lenta, iper burocratica, piegata su se stessa e sui suoi riti, vive allo specchio, un ostacolo allo svolgersi delle cose, corrotta.
C’è del vero, ma i governi autoritari e le culture autoritarie del mondo che avanzano, di gran moda, puntano non ai difetti delle democrazie ma alla democrazia come difetto.
E questo va. Piace.
Però attenzione! Attenzione.
Trump è solo il 50 per cento, poco più, di questa nuova grande mela.
Trump vince nonostante la rivendicazione di Capitol Hill.
Che significa quello che ho detto prima.
Vince non con la democrazia, vince contro la democrazia e si alimenta del sospetto, del pregiudizio, del giudizio, del disprezzo o dell’indifferenza verso la democrazia.
Ma l’altra parte della mela non è migliore.
Non più di tanto. Rispetto alla questione della democrazia.
L’altra parte è fatta di giornali militanti che demonizzano, di talk che pasturano nel pantano dell’anti politica e del l’antiparlamentarismo , da un sistema giustizia che si fa giustizia politica e in alleanza con i media tendono a demolire politici, partiti, e gli avversari dei propri padroni.
E il giornalismo che si fa business e la giustizia che si fa primato.
In Italia succede da prima.
Il trumpismo non è l’altra faccia di tutto questo: è il compimento.
Sergio Pizzolante