E’ la seconda “strana” evasione a San Marino

Ecco come il caso La Pietra si intreccia con la “Tangentopoli” sammarinese. Intanto le autorità fanno sapere che “la posizione di Lia è stata gestita nel pieno rispetto della legge italiana e delle convenzioni internazionali in materia”.

Come noto nei giorni scorsi due detenuti sono riusciti ad evadere dal carcere dei Cappuccini di San Marino dando luogo a una vera e propria caccia all’uomo con tutte le forze dell’ordine impegnate con posti di blocco nei punti nevralgici del territorio. Per evadere i due hanno aggredito il Gendarme di guardia.

Achille Lia è stato in seguito rintracciato dalla polizia italiana a Forlì, giovedì sera e resterà in libertà finché le autorità sammarinesi non formalizzeranno la richiesta di estradizione.

“La posizione di Lia è stata gestita nel pieno rispetto della legge italiana e delle convenzioni internazionali in materia”, ha dichiarato il comandante della gendarmeria sammarinese, Maurizio Faraone alla televisione di Stato del Titano. Lia potrebbe tornare a San Marino solo nel caso in cui la richiesta di estradizione sammarinese venisse accolta dalle autorità italiane.

Secondo i legati del fuggiasco sarebbe stato rilasciato “in perfetta aderenza – affermano gli avvocati Rossano Fabbri e Massimiliano Giacumbo – con la convenzione di buon vicinato tra Italia e San Marino. L’estradizione richiesta dalle autorità sammarinesi, per l’evasione dal carcere, non è ancora stata perfezionata e Achille Lia oltre confine non può essere arrestato perché non ha alcuna pendenza penale.

I suoi avvocati fanno sapere “che era sua intenzione consegnarsi spontaneamente alle autorità italiane ma è stato, per così dire, anticipato dalla Polizia. Lia – precisano i suoi legali con un comunicato – non mancherà di spiegare le ragioni del suo gesto e si opporrà all’estradizione in ogni sede giurisdi- zionale competente, privilegiando al limite scontare il residuo della pena ‘sammarinese’ nel suo paese d’origine”.

La notizia dell’evasione ha fatto il giro dei media e dei tg italiani. Eppure non è la prima volta che accade un episodio del genere. Era stato proprio il nostro giornale solo qualche tempo fa a ricordarlo prendendo spunto dalla cronaca giudiziaria. Sullo sfondo l’evasione di La Pietra e in particolare la denuncia per diffamazione che Gabriele Gatti fece dal carcere nei confronti di Giuseppe Roberti e Maurizio Belpietro all’epoca direttore responsabile di Libero, nonché al giornalista Giacomo Ortensio Amadori che firmò un articolo dal titolo “La strana evasione del pedofilo protetto dagli amici di Prodi” ed il sottotitolo “Un esposto al tribunale di San Marino riapre il caso della fuga dal carcere del condannato La Pietra: ci furono pressioni e protezioni insospettabili”.

Nell’articolo il quotidiano Libero dava conto di come misteriosamente il 17 giugno del 2000 Luciano La Pietra, ex autista Ausl di Rimini, condannato definitivamente a sei anni e mezzo di reclusione per sottrazione di minori, atti di libidine e violenza sessuale su un undicenne, evase dal carcere di San Marino in circostanze ancora avvolte dal mistero.

L’articolo faceva poi riferimento ad alcune presunte irregolarità nelle indagini “Ieri un esposto presentato, con le audio in allegato, presso il tribunale di San Marino da Giuseppe Roberti, banchiere e politico italiano di rito andreottiano, ha riacceso le polemiche. Ex professore di lettere, ex presidente della Banca commerciale della piccola Repubblica, Roberti è imputato per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e ad altri reati nella “Tangentopoli sammarinese”.

L’uomo da tempo denuncia presunte irregolarità nelle indagini, in particolare da parte del commissario della legge, il nostro pm, Alberto Buriani. Nell’esposto si parla anche di lui e del presunto aggiustamento del procedimento sull’evasione di La Pietra. Scrive Roberti: «Dell’inchiesta sull’evasione si occupò anche il dottor Buriani il quale, con decreto del 2006, dispose l’archiviazione per prescrizione, ma con lo stesso decreto sollecitava l’apertura di un separato procedimento penale a carico del dottor Gabriele Gatti (all’epoca dell’evasione Segretario di Stato agli Affari esteri) per il reato di falsa testimonianza nell’ambito dell’inchiesta sull’evasione del predetto La Pietra». A questo punto, Gatti, venuto a conoscenza delle intenzioni del magistrato, avrebbe chiesto allo stesso Roberti di intercedere presso Buriani, di cui era (sedicente) amico, per la modifica della decisione. «Il dottor Buriani si rese disponibile a incontrare Gatti. L’incontro avvenne in mia presenza verso la fine del mese di luglio del 2006» e la riunione «si concluse con l’accordo che il dottor Alberto Buriani avrebbe cancellato, come avvenne, la parte del decreto con la quale richiedeva l’incriminazione di Gatti per falsa testimonianza in relazione a una scottante vicenda come quella».

Gatti in quegli anni era uno degli uomini più vicini a Prodi nella Repubblica del Monte Titano e a lui Roberti dedica un altro aneddoto. L’ex segretario di Stato avrebbe con dato di aver «tappato la bocca» al pm riminese che lo stava indagando per calunnia, vantando la sua «solidissima amicizia» con il Professore. Il magistrato «a dire del Gatti, udito il nome di Romano Prodi, avrebbe sospeso l’interrogatorio e invitato l’indagato a fumarsi una sigaretta e a prendersi un caffé (…) il tono colloquiale tra inquisitore e inquisito divenne immediatamente confidenziale» e produsse «l’archiviazione di ogni contestazione».

Querela archiviata

Lo scorso anno il pm di Milano chiamato ad esercitare l’azione penale sul caso aveva fatto richiesta di archiviazione e successivamente, nel febbraio scorso – questa è la novità resa nota a suo tempo in esclusiva da Repubblica Sm – tale richiesta è stata accolta dal Gip. C’è poi anche da sottolineare come Gabriele Gatti non abbia comunque mai fatto opposizione alla richiesta di archiviazione sebbene ne avesse, tramite i suoi avvocati, facoltà.

La RepubblicaSM