È morto Alfredo Biondi, “l’ultimo dei grandi liberali”

Se ne è andato all’età di 92 anni Alfredo Biondi, storico leader del Partito Liberale Italiano e poi tra gli esponenti di spicco di Forza Italia. Biondi, che avrebbe compiuto novantadue anni tra una manciata di giorni – era nato il 29 giugno del 1928, a Pisa– è stato vicepresidente della Camera dei Deputati e ministro della Giustizia nel primo governo Berlusconi (1994-1995).

A darne il triste annuncio il parlamentare azzurro Roberto Cassinelli, con un post pubblicato sulla propria bacheca Facebook: “Il vecchio leone ci ha lasciati. Dopo 92 anni spesi al servizio del Paese, dell’idea liberale e della sua famiglia, questa notte è scomparso Alfredo Biondi”.

Il deputato di FI, nel suo ricordo, aggiunge: “Se ne va l’ultimo dei grandi liberali, il baluardo di una generazione che cambiò l’Italia strappandola alla dittatura e portandola sulla via della democrazia e del progresso sociale ed economico”.

La carriere politica

Nel PLI dal 1968 al 1994, Biondi è stato parlamentare dal 1968 al 1972 e poi dal 1974 al 1994. Quindi il passaggio nell’Unione di Centro dopo la dissoluzione della Democrazia Cristiana, per poi approdare nel 1998 in Forza Italia di Silvio Berlusconi. È stato tre volte ministro: per le politiche comunitarie (1982-1983), per l’ecologia (1983-1985) e ministro di grazia e giustizia (1994-1995). Come detto, è stato presidente dell’Aula di Montecitorio, dal 1996 al 2001.

Il ricordo di Cassinelli

Il deputato di FI Cassinelli, ex senatore, ha voluto ricordare con dolore e trasporto il collega e amico scomparso: “Il dolore è grande, ma non quanto il contributo di idee e di azione che Alfredo ci lascia. Perdo un amico fraterno, un maestro, una guida. Con lui ho condiviso decenni di battaglie, iniziative, campagne elettorali. Gioie e dolori, successi e amarezze, vittorie e sconfitte. Senza mai venir meno ai valori dell’onestà intellettuale, della lealtà e della correttezza. Mi aveva visto nascere. Io, bambino, lo vedevo riunirsi per ore e ore con mio padre ed il gruppo di dirigenti liberali. Ammiravo, ascoltavo ed imparavo. Fino all’ultimo, nonostante l’età e la stazza, per lui sono stato “Robertino”. Mi mancherà sentire la sua voce calda e roca, così orgogliosamente toscana, chiamarmi in quel modo. Riposa in pace, grande Alfredo. Che la terra ti sia lieve”.


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