
Il governo Conte II, nell’attesa di affrontare le durissime sfide politiche della risposta alla crisi economica e del rilancio del Paese, sopravvive nella speranza di trovar una quadra attorno all’utilizzo dei fondi europei e forte della sua stessa debolezza. Che lo rende il paravento ottimale dietro cui i partiti e le cordate di potere più attive a Roma possono tessere le fila delle future strategie.
Il presidente del consiglio sembra aver bruciato ampiamente il credito di consensi e la centralità politica che i primi mesi della pandemia gli avevano attribuito, imprimendo alla sua figura una rilevanza narrativa, comunicativa e decisionale legata sia alla fase di emergenza che alla faticosa ricerca di una figura di sintesi per lo spaesato governo giallorosso. Le manie di protagonismo di Conte, la volontà di tener per sé la regia dei fondi europei, i pasticci sulla sanità calabrese e, soprattutto, la complessa vicenda della nomina dei vertici dell’intelligence e dell’istituto italiano di cybersicurezza sono stati letti come altrettanti fattori di sfiducia dai partiti di governo. E se il Partito democratico, forte di una consistente legittimazione europea ed atlantica e desideroso di evitare di pagare un prezzo politico da un naufragio dell’esecutivo, da tempo preme su Palazzo Chigi e Matteo Renzi punta sull’era Biden per crescere nel credito internazionale, una figura appare giorno dopo giorno più centrale: quella di Luigi Di Maio.
Il Ministro degli Esteri e leader de facto del Movimento Cinque Stelle, tornato centrale nel partito da lui condotto al governo, è interessato negli ultimi giorni da una serie complessa di giochi di sponda politici. Interessanti, in particolare, alcuni sviluppi intercorsi negli ultimi tempi: in primo luogo, Luigi Di Maio ha scritto una lettera al quotidiano Il Foglio, tra i maggiori critici storici del Movimento, chiedendo all’opposizione di centrodestra un programma di lavoro comune basato su dieci punti. Giustizia, istruzione, made in Italy, infrastrutture, cyber: questo e altro ha contraddistinto la lettera di Di Maio che, secondo Affari Italiani, sarebbe stata molto gradita dalle parti del Quirinale come stimolo a una riflessione politica più approfondita. Secondo Marco Antonellis, “al Colle avrebbero letto con attenzione e apprezzamento il piano Italia 2030 di Luigi Di Maio. E fonti qualificate riferiscono di un lungo giro di telefonate susseguitosi nelle ore successive, Ma non solo. “Sarebbero in molti negli ultimi mesi – anche e soprattutto nei segreti meandri del Deep State – a credere che l’attuale capo della diplomazia italiana possa incarnare la guida di una grande area dei moderati che sappia guardare a destra ma anche a sinistra”
All’ultima riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr) Conte è stato messo sotto pressione e “un importantissimo Ministro della Repubblica era sul punto di alzarsi e fermare tutto” nel contesto di un summit convocato per confermare alla guida del Dis il fedelissimo di Conte Gennaro Vecchione. Al Cisr partecipano due delle figure politiche sotto i riflettori in questa fase politica: il democratico e titolare della Difesa Lorenzo Guerini, favorito dalle autorità Usa assieme a Enzo Amendola, e lo stesso Di Maio. Che da un’eclissi politica di Conte non mancherebbero di riconquistare centralità.
Non dimentichiamo che Di Maio può, utilizzandola con oculatezza, riconquistare la presa sulla forza d’urto parlamentare del Movimento Cinque Stelle, formata da circa 300 tra deputati e senatori che in larga parte spingono per il prosieguo della Legislatura fino alla naturale conclusione, certi come sono che dopo la riforma parlamentare sponsorizzata dai pentastellati gli spazi per una rielezione in un Movimento dimidiato nelle forze si restringeranno notevolmente. Logico dunque pensare che Di Maio partecipi con una sua cordata al nuovo assalto alla diligenza politico che sta avvenendo di fronte all’eclissi di Conte. Con nuovi giri di nomine in vista, un semestre bianco che da giugno cristallizzerà ogni ipotesi di ritorno al voto e, soprattutto, la partita per il prossimo presidente della Repubblica prossima ad aprirsi lo scenario è estremamente competitivo. A esser travolto rischia di essere l’attuale assetto politico del governo giallorosso. Un esecutivo che ha mirato esclusivamente a preservare se stesso, con un premier trincerato dietro burocrazie e apparati vicini a Palazzo Chigi e che in diversi errori politici e nei ritardi sui progetti di rilancio del Paese e del Recovery Fund sta palesando tutta la sua inadeguatezza alle sfide del presente.
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