E ora restituite le coppe Volpi, attori “fascisti”!

Una volta si diceva che quando il festival inizia a calare di interesse, di solito all’inizio della seconda settimana, c’è sempre il «caso Volpi» da giocarsi. Cioè: quando si è a corto di bei film e polemiche, una testata priva di fantasia può comunque tirare fuori la storia di Giuseppe Volpi, Conte di Misurata (1877-1947), veneziano, fondatore nel ’32 della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il più antico festival di cinema del mondo, ma – incautamente – fascista. Fu Ministro del Duce, suo amico, Governatore della Tripolitania italiana… E quindi: aboliamo la Coppa Volpi a lui intitolata, cancelliamone la memoria, cambiamo il nome al premio… Fascisti, fascisti, fascisti! Bene. E così, in un momento di stanca del festival, e in una stagione particolarmente florida per il politicamente corretto e la cancel culture (nuove regole per le candidature all’Oscar, proteste perché a Venezia ci sono poche donne e nessun afroamericano in giuria…), riecco, aggiornata a correttissima, la vecchia polemica. L’Espresso ieri, a firma del giornalista Massimiliano Coccia e degli storici Carlo Greppi e Francesco Filippi, ha chiesto alla Mostra del cinema di togliere alla Coppa (che premia il miglior attore e la miglior attrice) il nome del fascista Volpi, «gerarca mussoliniano che si arricchì con il regime, sottoscrisse le leggi razziali e fu tra i più fedeli uomini del Duce» (senza dire però che proprio nell’anno delle leggi razziali sposò in seconde nozze una ebrea di origini algerine…). E – ecco l’upgrade del 2020 – la si intitoli a Franca Valeri, «donna, ebrea e antifascista». Ancora una volta l’essere donna e antifascista come metro di giudizio artistico (e perché non intitolarla a Sordi o a Gassman, se proprio si deve cambiare?). Ma sì. Cancelliamo la Coppa Volpi, cancelliamo la Mostra stessa, che nacque bellissima e fascistissima. Cancelliamo anche la Serenissima Venezia, che fu neocapitalista e globalista. E cancelliamo il cinema. Che fa pensare e sognare, cose entrambe pericolosissime. Ah, e poi: già che ci siamo, chiediamo che siano restituite dagli sporchi «collaborazionisti» tutte le Coppe Volpi, maschili e femminili, assegnate in passato, spesso e volentieri vinte dai più bei nomi «dem», progressisti, glamour, radical e chic. Strano che nessuno a oggi si sia mai sognato di rifiutarne una, sul palco.



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