…e se non piangi, di che pianger suoli? … di Don Mangiarotti

Che cosa diremmo, che cosa faremmo se, all’improvviso, cancellando secoli di storia, l’Italia decidesse che San Marino le appartiene e che i suoi abitanti se ne devono andare via in brevissimo tempo? E se per ottenere questo risultato compisse le più efferate violenze su cittadini inermi, mostrando al mondo tale umiliante scempio di corpi e di anime?

Forse un popolo fiero e ragionevole interverrebbe, con tutti i mezzi a disposizione. Forse la politica non si farebbe aspettare. Forse una informazione libera e non asservita a interessi di parte o preoccupata di mantenere spazi di privilegio alzerebbe la sua voce.

Del resto, di fronte a quanto, in altra modalità, è accaduto per l’invasione russa dell’Ucraina molte voci, a tutti i livelli, si sono fatte sentire, come pure la politica non si è fermata a considerazioni di principio, ma ha fatto valere la sua forza.

Ma quale silenzio sta avvolgendo la tragedia del popolo dell’Artsakh (conosciuto come Nagorno Karabakh), costretto dalla potenza dell’Azerbaijan, sostenuto dalla Turchia, ad abbandonare quella terra di cui ha diritto, come si può mostrare indicando i passi che sono stati compiuti dopo il crollo dell’URSS. Solo per rinfrescare la memoria:

Non è facile rispondere alla domanda «Che fare?», nonostante le parole che il nostro Vescovo ha pronunciato, nella omelia per l’insediamento dei Capitani Reggenti: “Ricordo, a proposito di giustizia, il giudizio del Papa: «Guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali o religiosi, e tanti soprusi contro la dignità umana vengono giudicati in modi diversi a seconda che convengano o meno a determinati interessi, essenzialmente economici. Ciò che è vero quando conviene a un potente, cessa di esserlo quando non è nel suo interesse. Tali situazioni di violenza vanno moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo». Siamo tutti scossi dalla tragedia dei migranti e ora voglio ricordare un’altra tragedia che ferisce il cuore degli uomini, e dei cristiani in particolare: è la sorte di migliaia e migliaia di Armeni che sono scacciati dalla loro terra per rifugiarsi nell’Armenia. Non ho le competenze che hanno Loro [gli ambasciatori i politici presenti (ndc)] per orientare la riflessione così delicata, tocca rapporti internazionali, ma penso agli uomini, donne, bambini e agli anziani. Viene davvero da chiedere giustizia per loro, la cui vita e storia vale certamente di più che qualsiasi progetto politico e di qualsiasi vantaggio economico.”

Dovremo mostrare, per toccare le nostre menti e i nostri cuori, le terribili immagini di uomini inermi sgozzati come animali, quelle immagini che senza pudore vengono rilanciate nei social di tutto il mondo?

Abbiamo un cuore capace di muoversi per l’amore dell’uomo, noi che viviamo in quella “Antica terra della libertà” che ha sempre mostrato una capacità di accoglienza segno della grandezza del cuore, e che i quasi duemila anni di storia hanno vieppiù consolidato.

E siamo presenti anche nelle più prestigiose sedi internazionali, dalle quali possiamo fare sentire la nostra voce.

E possiamo avere a nostra disposizione un intero mondo di comunicazioni che potrebbe fare da cassa di risonanza a questo grido accorato di giustizia e di umanità.

don Gabriele Mangiarotti