PRESTO potrebbe diventare un’emergenza mondiale. Le Nazioni Unite invitano la comunità internazionale a non bloccare i voli e a non isolare i paesi colpiti, ma Anthony Banbury il capo della missione Onu in Africa è lapidario nel dire che «il virus dell’Ebola potrebbe mutare e diffondersi per via aerea, se l’epidemia non verrà tenuta sotto controllo velocemente. Questa, per quanto remota, sarebbe una possibilità da incubo. Non ho mai visto nulla di simile». In Texas allarme e panico non si riscontrano solo a Dallas, dove è stato registrato il primo caso su un cittadino proveniente dalla Liberia, ma sono diventate più di 100 le persone entrate in contatto con lui, inclusi 7 bambini, e messe sotto stretto controllo sanitario. Tutti i familiari di Thomas Duncan, il ‘paziente zero’ e in fin di vita, che ha importato il virus in Usa , hanno ricevuto l’ordine di non uscire dalle loro case per 21 giorni fino a quando il tempo di incubazione non sarà finito.
Le autorità di Monrovia intanto hanno spiccato un mandato di arresto contro lo stesso Duncan, perché avrebbe mentito rispondendo «no», nel compilare il questionario alla partenza dalla Liberia, dove si chiedeva se era entrato in contatto con malati di Ebola prima del decollo. In realtà, l’uomo quattro giorni prima della partenza dalla Liberia aveva accompagnato all’ospedale una donna che si sentiva male e probabilmente era stata contagiata .
La Casa Bianca sta facendo pressione su tutte le compagnie specializzate nel biotech affinché aumentino la produzione del siero Zmapp, dal momento che le dose disponibili all’inizio del 2015 sarebbero soltanto poche centinaia.
LE PROIEZIONI di un contagio incontrollato sono apocalittiche e parlano di 1,3 milioni di persone che potrebbero diventare vittime entro gennaio, mentre oggi il ritmo di contagio nei paesi africani più colpiti oscilla tra i 5 e i 10 casi l’ora. Gli Stati Uniti hanno ammesso ieri che un nuovo caso sospetto di Ebola è stato registrato alle Hawaii. Si tratta di un uomo ricoverato al Queens Medical Center di Honolulu.
Thomas Duncan il ‘paziente zero’ aveva raggiunto gli Usa per trovare il figlio che vive a Dallas con un volo della United . Ha fatto scalo a Bruxelles e a Washington e ha cambiato 3 aerei prima di raggiungere il Texas il 20 settembre. Quando si presentò per la prima volta in ospedale accusando febbre, non disse da dove proveniva e i medici lo rispedirono a casa con semplici antibiotici. Il resto del carlino