STA DIVENTANDO un’emergenza globale. Non c’è più tempo da perdere. Se prosegue a questo ritmo, in dicembre potrebbero esserci tra i 5.000 morti e 10.000 contagi causati da Ebola ogni settimana in Africa. Il virus ora uccide anche nei Paesi europei. A Lipsia, in Germania, è morto ieri un dipendente dell’Onu proveniente dalla Liberia. In Texas ai 48 operatori sanitari in quarantena, se ne devono aggiungere altri 76, dopo essere venuti a contatto con la prima vittima di Ebola, Thomas Duncan, morto sabato, e con l’infermiera Nina Phan che si è infettata curandolo in ospedale a Dallas. Pham ha ricevuto lunedì una trasfusione di sangue da Kent Brantly, il medico americano contagiato e guarito grazie ad alcune medicine sperimentali e le sue condizioni sono leggermente migliorate. Ieri la giovane infermiera ha detto in una nota «sto bene ringrazio tutti per le preghiere». L’ALTRA infermiera spagnola a Madrid invece viene considerata «stazionaria nella gravità». Se in Liberia continua lo sciopero degli infermieri che di fatto sta paralizzando gli sforzi dell’Onu, negli Stati Uniti i dipendenti degli ospedali sono in rivolta e chiedono «nuovi e più robusti addestramenti» prima di affrontare eventuali casi di Ebola. La situazione muta di ora in ora. Il Center for disease control foundation ha preparato una scheda in 20 punti che prevede anche l’invio di specialisti e la creazione di speciali team anti-ebola in ogni Paese del mondo che ha registrato casi di contagio. Questa è destinata a diventare una norma globale. Le cifre diffuse ieri dall’Organizzazione mondiale della sanità a Ginevra, sono devastanti: si parla di oltre 9.000 contagiati e di 4500 vittime destinate a salire al ritmo di 19 ogni ora. Lunedì il presidente Barack Obama ha chiamato al telefono il segretario generale dell’Onu, Ban Ki moon, mentre era in missione in Medio Oriente per definire un’azione più rapida e incisiva. IL CONSIGLIO di sicurezza dell’Onu si è riunito d’urgenza ieri sera per adottare nuove e immediate linee di intervento e salvaguardia. Anche i grandi magnati privati sono impegnati in una campagna di solidarietà e il fondatore di Facebook, Marc Zuckerberg con la moglie ha staccato un assegno da 25 milioni di dollari. Ma non basta. La domanda che molti si pongono adesso è «chi ha il controllo della situazione?». L’America che ha mandato 4000 soldati in Africa o l’Onu con l’organizzazione mondiale della sanità? Il Consiglio di sicurezza si prepara a decidere e fare chiarezza. La Casa Bianca intanto rallenta sull’ipotesi di creare un super ministro della sanità, una sorta di «zar dell’Ebola». Il resto del Carlino
