C’è un’altra aiuto-infermiera contagiata dopo essere entrata in contatto col paziente zero’ morto in una clinica di Dallas. Si chiama Amber Vinson e a sua volta potrebbe avere contagiato altri: aveva infatti viaggiato da Cleveland a Dallas su un aereo della Frontier Airlines il giorno prima di manifestare i sintomi. I 132 passeggeri che erano insieme a lei sullo stesso volo sono stati già contattati. Barack Obama cancella gli appuntamenti elettorali per convocare il suo gabinetto d’emergenza dopo avere parlato al telefono con Renzi, Hollande, la Merkel e Cameron. «La situazione è seria» dichiara lapidaria la Casa Bianca. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, confermando la crescita esponenziale del numero dei morti saliti a oltre 4500 e dei contagi che hanno superato i 9000 casi, sostiene che la comunità internazionale «ha fallito nell’affrontare l’epidemia sottovalutandone i suoi effetti». I sindacati ospedalieri americani, così come in Liberia e in Spagna, sono in rivolta perché non sanno che protocolli di sicurezza seguire dal momento che quelli esistenti si sono rivelati inutili. Un summit europeo fissato per il 23 ottobre tenterà di adottare un protocollo unico che prevede anche l’invio degli specialisti per far fronte alla situazione e circoscrive la diffusione del virus killer. ALLE NAZIONI UNITE il contributo degli stati membri non solo è stato molto inferiore alle attese e alle necessità, ma sembra ancora che poco si stia muovendo, mentre i paesi africani implorano aiuto e sicurezza. Dei 4000 soldati americani promessi da Obama con le relative attrezzature da campo solo 390 si sono insediati in Liberia allestendo ospedali da campo e tende nelle aree destinate alla quarantena, ma l’Organizzazione della Sanità ammonisce che se la contaminazione non verrà bloccata entro il 1 dicembre concentrando tutti gli sforzi sui sopravvissuti, il virus killer di Ebola rischia di diventare incontenibile aprendo le porte a una situazione apocalittica. Obama ha insistito con i suoi alleati più stretti chiedendo un più pesante e impegnativo intervento. «Nel corso della conversazione telefonica con i colleghi del G7 abbiamo convenuto un impegno addizionale dell’Italia per la vicenda Ebola in partnership con il Regno Unito in Guinea e Liberia. Abbiamo stanziato un contributo di 50 milioni accogliendo l’appello delle Nazioni Unite», ha detto il premier Renzi. L’indicazione della Casa Bianca e degli specialisti non è quella di bloccare i voli da e per l’Africa, perché bloccherebbero anche i soccorsi, ma unificare e coordinare a livello dei singoli paesi le fasi di assistenza e di controllo a partire proprio dagli aeroporti. Al ministro italiano della salute Lorenzin toccherà la guida dello speciale vertice a Bruxelles con tutti i colleghi della salute che dovranno trasmettere ai singoli ospedali linee guida tassative se si troveranno a ricevere persone contagiate. «Ci hanno lasciato senza guida e direttive», dicono le infermiere in rivolta. L’Italia è pronta a far evacuare con due C-130 tutto il personale che nel frattempo è rimasto contagiato. Ma non bastano i contributi. Per battere Ebola serve soprattutto il personale che si controlli a vicenda nella difficile opera di vestizione e svestizione dopo la fine di ogni turno per evitare contaminazioni simili a quelle accadute in Texas. IL MINISTRO Lorenzin in queste ore sta disponendo squadre interministeriali collegate ai dicasteri, non solo della salute ma anche della difesa, dei trasporti e degli esteri, per arrivare al più presto a un protocollo comune simile a quello americano dove si stanno già apportando correttivi fondamentali per evitare che si ripetano i casi del Texas. Il Resto del Carlino
