La California è tornata nel Medioevo. Il Wall Street Jorunal non fa sconti allo Stato culla di democratici e progressisti americani, una realtà ricchissima, che può contare su un pil superiore a quello di Francia, Italia e Inghilterra e che, se fosse un Paese a sé stante, finirebbe dritta nel G7 e sarebbe la quinta nazione del mondo per valore assoluto del suo prodotto interno lordo. “I californiani – prosegue l’impietoso ritratto del quotidiano statunitense – stanno imparando a vivere come gli Amish”, cioè quella comunità che pratica uno stile di vita settecentesco, privo di modernità e civilizzazione. Sembra un paradosso, considerando che la California ha un pil di 2700 miliardi di dollari e che ospita sul proprio territorio niente meno che la Silicon Valley, sede di ogni novità tecnologica e delle più importanti compagnie del settore, eppure i californiani sono piombati in un incubo a occhi aperti.
Il Medioevo della California
In questi giorni la California è alle prese con un vero e proprio blackout elettrico. Circa 2 milioni di utenze sono senza luce elettrica da giorni, e la colpa non è tutta degli incendi che fanno bruciare ettari su ettari di verde. O meglio: le fiamme sono la causa principale, ma tutto nasce dalla gestione a dir poco imbarazzante delle cosiddette utility private, cioè le società che controllano i servizi vitali per il territorio, come corrente, gas, energia e via dicendo. Tornando al blackout di questi giorni, le due cause citate sono collegate: i fatiscenti cavi elettrici scoperti dell’utenza elettrica provocano spesso scintille che incendiano intere foreste. Il colosso chiamato in causa è Pacific Gas & Electricity (PG&E), soggetto tra l’altro già condannato a pagare 30 miliardi di dollari di indennizzi. Lo scorso gennaio questa società è finita in bancarotta e non intende investire denari per mettere in sicurezza l’impianto. Dunque, nel periodo in cui scattano gli allarmi per gli incendi, la PG&E stacca direttamente la corrente, così nessuna scintilla può generare alcun disastro.
Per aggiustare i cavi difettosi servirebbero 150 miliardi di dollari, mentre una sola attività di ispezione provocherebbe l’aumento delle tariffe elettriche del 400%. E tutto nello Stato dove l’erogazione dell’elettricità è la più cara degli Stati Uniti. Il colosso ha passato anni a risparmiare sugli aggiornamenti di sicurezza, preferendo utilizzare le risorse in energia verde e auto elettriche, tutte tematiche care alle élite cittadine. Già, perché la California ha sempre appoggiato ogni battaglia ambientalista possibile e immaginabile; qui le leggi green impongono ai cittadini l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (che non tutti possono permettersi al di fuori della Silicon Valley), oppure, in alternativa, una bolletta salatissima. Resosi conto di aver fatto dei pasticci enormi, se non veri e propri danni, i democratici californiani stanno pensando di rinazionalizzare i servizi fondamentali, energia elettrica compresa, ma adesso potrebbe essere troppo tardi. I repubblicani non vedono l’ora di utilizzare l’esempio della California per demolire l’immaginario progressista sul quale fa riferimento la sinistra americana. Più che nell’esclusiva e ricchissima California, per certe persone sembra di vivere in qualche campagna indiana o cinese. Senza considerare le maree umane di homeless ai bordi delle strade e tutti gli altri problemi sociali difficili da nascondere per un’amministrazione locale sempre più in bambola.