“Ecco cosa sta succedendo davvero a Lampedusa. Chiedo i danni”

L’ultimo sbarco, di 24 persone, c’è stato ieri mattina. Il giorno prima ad approdare sulla maggiore delle isole Pelagie, che da qualche settimana ha ricominciato ad accogliere i vacanzieri, erano stati in 700. Numeri che sembrano destinati ad aumentare nei prossimi giorni. Il sindaco dell’isola, Totò Martello, aveva previsto che sarebbe stata un’estate problematica sul fronte degli arrivi. Ma attacca chi parla di emergenza sanitaria sull’isola dopo il caso dei dieci migranti positivi alla variante Delta sbarcati sul molo Favaloro.

È una scoperta che la preoccupa?

“No non sono preoccupato, perché i casi non sono stati scoperti a Lampedusa. A Lampedusa hanno fatto solo il tampone. I migranti, che risultavano asintomatici, subito dopo lo sbarco sono transitati per l’hotspot dove sono stati sottoposti allo screening e subito portati sulla nave quarantena. Non c’è stato il minimo contatto tra un solo cittadino di Lampedusa e coloro che sono risultati positivi. La notizia dei ‘migranti positivi alla variante indiana a Lampedusa’, invece, ha suscitato allarmismo tra chi vorrebbe venire a trascorrere le vacanze sull’isola. La verità è che sono cinque settimane che qui non si registrano casi positivi, l’85 per cento della popolazione è stata vaccinata anche con il secondo richiamo e non circola nessuna variante”.

Siete un’isola Covid free?

“Esattamente. Su 6.500 persone, devono ancora ricevere la seconda dose del vaccino soltanto in 350. Una volta immunizzati anche loro, la percentuale della popolazione vaccinata salirà al 90 per cento”.

Gli sbarchi però non accennano a diminuire, che estate sarà?

“Già il primo gennaio di quest’anno, sulla base degli arrivi che si registravano in quel periodo, avevo previsto che sarebbe stata una stagione molto calda. Però, non si può fare una media o un pronostico. Dovremmo essere degli indovini o, peggio, essere in contatto con gli scafisti”.

Ma se si va avanti così non si rischia di mettere a repentaglio la stagione turistica?

“Se si continua a fare allarmismo e speculazione politica su Lampedusa, il turismo si compromette, certo. I migranti non vanno in giro liberamente sull’isola, né sulle spiagge, né su via Roma, né sul molo. E poi non è che ogni giorno ne arrivano 700”.

Quando succede, però, la situazione diventa difficile da gestire anche per voi. C’è il pericolo di un aumento delle possibilità di contagio tra i migranti con questi numeri?

“È normale che se in un giorno arrivano mille persone il livello sanitario e di sicurezza diminuisce. Però vorrei precisare che non è vero che ne possiamo contenere solo duecento nell’hotspot. Sono stati fatti dei lavori di riparazione di alcuni padiglioni e ora possono essere ospitate fino a 500 persone. C’è da dire, inoltre, che chi arriva non resta qui un mese. I migranti rimangono il tempo necessario per fare il tampone ed essere trasferiti sulle navi”.

Perché allora ha chiesto un incontro urgente con il premier Draghi?

“Tra non molto ci sarà una riunione a Bruxelles in cui si parlerà di immigrazione e vorrei far conoscere al presidente del Consiglio l’esperienza diretta che stiamo vivendo a Lampedusa. La seconda cosa che vorrei dirgli è che non possiamo continuare a vivere nell’emergenza. L’emergenza qui dura dal 1993. In Italia si discute solo di accoglienza ma non c’è una discussione seria sul problema delle migrazioni. Infine, se continuano a circolare notizie allarmanti su Lampedusa, siamo pronti a chiedere il risarcimento dei danni di immagine per le nostre attività commerciali al governo italiano. Poi il governo italiano deciderà se chiederli a sua volta all’Europa”.

Ieri anche Salvini ha detto di voler affrontare la questione con Draghi, perché l’Italia “ha bisogno di turisti e non di barconi”. È d’accordo?

“Salvini abbia il coraggio di fare una proposta in Parlamento invece di fare proclami sui giornali. Altrimenti sono solo annunci o propaganda. Se invece di esaminare il fenomeno si continuano a fare tweet, continuerà il fallimento totale e l’emergenza”.

Chi è il responsabile di questo fallimento?

“Il governo italiano e l’Europa non hanno una soluzione. Manca una politica sull’immigrazione. A Bruxelles si parla esclusivamente di rifugiati, ma qui arrivano soltanto migranti economici. E per loro è inutile battere i pugni in Europa, perché l’Europa non li vuole. Non c’è una strategia, ma solo chiacchiere. Quando Draghi è tornato dall’ultima riunione a Bruxelles ha detto che quest’anno il problema migratorio ce lo dovremo risolvere da soli”.

Qual è la ricetta per mettere un freno agli arrivi incontrollati?

“Innanzitutto, mettere a punto una strategia, quella che oggi manca. I leader si devono mettere seduti attorno ad un tavolo ed elaborare un progetto. Bisogna partire dal Global Compact dell’Onu. Non serve urlare che ci sono i porti chiusi, è un’impostazione sbagliata per un problema molto più complesso”.

Eppure quando c’era Salvini al Viminale i numeri sugli sbarchi erano diversi…

“Sta sbagliando, quando Salvini era ministro i porti erano aperti. I numeri stavano diminuendo perché il suo predecessore, Marco Minniti, aveva fatto un accordo con la Libia. La parabola era già discendente e Salvini ha raccolto i frutti di quella intesa. Per questo non posso accettare che il leader della Lega venga a Lampedusa a dire ‘vado al governo e chiudo i porti’. Salvini dov’è adesso?”.

Quindi i porti devono rimanere aperti?

“Bisogna fare accordi con i Paesi d’origine, attivare dei corridoi umanitari per permettere alle persone di arrivare in modo regolare. Se i flussi migratori sono incontrollati e in mano ai delinquenti che organizzano i viaggi della speranza non ci sarà mai una regolarità, una sicurezza, una certezza sull’identità di chi arriva. Se vogliamo andare avanti così, continuiamo a parlare di accoglienza. Se, invece, vogliamo risolvere il problema, occorre sedersi attorno ad un tavolo ed elaborare una strategia che non faccia gli interessi dei partiti, ma quelli della nostra nazione”.


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