
Un mesetto di coprifuoco, qualche limitazione ancora da sopportare per stroncare la curva epidemiologica e poi via verso un “Natale sereno”. Era la fine di ottobre quando Giuseppe Conte annunciava l’ennesimo Dpcm per varare altre misure restrittive con l’obiettivo di frenare la corsa del virus, tornato a correre dopo i mesi estivi. La road map di Conte era chiara: a novembre “soffriremo un po’” con la speranza “di respirare a dicembre” in vista delle festività natalizie.
Ora che siamo giunti in prossimità di quelle festività, e alla luce del numero di contagi registrato quotidianamente, possiamo dire che la strategia pensata dal premier è stata inefficace. Inutile che gli esponenti del governo, Conte in primis, si dichiarino soddisfatti per le misure di lockdown introdotte. Se le suddette misure hanno funzionato è soltanto perché, con il passare dei giorni, quei provvedimenti sono stati appesantiti sempre di più fino al pressoché totale snaturamento rispetto alla loro versione iniziale. Tanto è vero che oggi nessuno parla più di “Natale sereno” immaginando, a giudicare dalle ultime indiscrezioni e dal tono sempre più apocalittico degli esperti, una serrata nazionale proprio in vista delle fantomatiche festività che avrebbero dovuto essere risparmiate dai divieti.
Copiare non basta
Dal momento che il famigerato modello italiano, durante la seconda ondata di Covid, ha rivelato essere una sorta di buco nell’acqua, il governo giallorosso ha pensato bene di scopiazzare in fretta e furia soluzioni già pronte all’uso e provenienti dall’estero. Questa volta la luce dei riflettori si è fermata sulla Germania. Poiché Angela Merkel ha deciso un lockdown duro fino al prossimo 10 gennaio, anche Conte si è sentito nella posizione di replicare l’operato teutonico in Italia.
In attesa di capire quale sarà la mossa finale dell’esecutivo giallorosso (tutto il Paese zona rossa? Deroghe solo a Natale?), possiamo illustrare il piano d’azione tratteggiato da Berlino. Da mercoledì 16 dicembre il governo tedesco costringerà tutti i negozi non essenziali ad abbassare la saracinesca. Saranno “risparmiati” soltanto alimentari, banche, farmacie, supermercati e poche altre eccezioni. Semaforo rosso per scuole e ristoranti, con questi ultimi che potranno proseguire i servizi take away.
Sconsigliati i viaggi non necessari e consigliatissimo l’home office per tutti i lavori in cui è possibile lavorare da casa. Le uniche eccezioni: dal 24 al 26 dicembre si potranno aggiungere altre quattro persone alle cinque persone o ai due nuclei di conviventi che al momento possono riunirsi. Ammesso e non concesso che l’Italia copi il modello tedesco, siamo sicuri che questo sarà sufficiente per scongiurare la seconda ondata?
La lezione della prima ondata
Non vi sono certezze assolute ed è complicato rispondere in modo secco. Certo è che il governo giallorosso sta, ancora una volta, copiando un modello straniero. Lo sta facendo adesso con la Germania e lo ha fatto, durante la prima ondata, con la Cina. In quest’ultima occasione, Pechino aveva adottato un lockdown totale nella città di Wuhan, in aggiunta ad altre ferree restrizioni nel resto del Paese (non c’è mai stato un blocco totale dell’intera nazione). Dopo 76 giorni di sacrifici il Dragone era riuscito a mettere una museruola al virus.
L’Italia ha imitato la Cina impugnando l’arma del lockdown. Solo che l’esecutivo nostrano ha riadattato un modello sui generis a un contesto del tutto differente, provocando probabilmente più svantaggi che non benefici (l’utilità del lockdown è ancora oggetto di discussione). Adesso, dal momento che la strategia dell’esecutivo Conte è naufragata in alto mare, ecco l’esigenza di copiare, ancora una volta, un modello altrui. Il punto è che senza un piano d’azione è quasi impossibile avere la meglio sul virus. I giallorossi danno l’impressione di navigare a vista, ammorbidendo o inasprendo le misure restrittive a fisarmonica a seconda dei malumori del popolo (e ai capricci di una buona parte della maggioranza). In un contesto del genere, non solo copiare si rivelerà inutile. Decreterà anche l’ennesimo fallimento del modello italiano.
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