Ecco le lettere con cui Cospito dal 41 bis dava indicazioni ai terroristi fuori

Alfredo Cospito è stato messo dal Ministro Cartabia al 41 bis perchè dal carcere, non essendosi mai pentito, continuava a inviare lettere ai terroristi fuori dando loro indicazioni su come mettere in opera atti violenti a danno delle persone da loro considerate nemiche.

L’ulitma lettera inviata da Cospito agli anarchici è del maggio 2022, pochi giorni prima che venisse emsso al 41 bis. Scrive Cospito: “Voglio per finire essere molto chiaro su un punto: la teoria se non è accompagnata dalla prassi è merda o poco più. Permettetemi di dire, con un minimo di orgoglio, che la mia vita (come la vita di ogni anarchico e anarchica degni di questo nome) è caratterizzata dal tentativo di far collimare teoria e azione. Ai servi del Potere dico una cosa sola: potete tenermi in galera per il resto della vita ma rassegnatevi, non riuscirete a togliermi la coerenza ed il rispetto di me stesso, né tanto meno il piacere e la voglia di combattervi”.

Ma perché a Cospito dovrebbe essere vietato incontrare altri detenuti? Lo spiega lui stesso in una lettera inviata ai terroristi: “Ogni volta che capito in una sezione “comune” e mi chiedono per quale motivo mi trovo dentro ed io con orgoglio ed ironia rispondo che sono un ‘terrorista’ mi si “aprono” tutte le porte, la solidarietà è massima. Il “potere” lo sa per questo ci tengono isolati in sezioni speciali”.

Dal carcere Cospito da indicazioni precise ai terroristi fuori: “Di qui sono passati molti altri anarchici, chiedete a loro, vi sapranno spiegare meglio. In questo momento per quanto riguarda le AS2 (alta sicurezza) mi concentrerei unicamente sulla situazione dell’Aquila. Nelle altre AS2, Alessandria e Terni, sono prigionieri i compagni delle Br, compagni comunisti ed un nostro compagno Marco che si trova ad Alessandria. Credo che anche per loro non dovrebbero esserci problemi particolari. Per quanto riguarda le compagne comuniste credo siano state declassificate. Sull’idea di coordinarsi tra le varie casse di solidarietà non ho un’idea precisa, sarebbe sicuramente utile, le differenze di pensiero in questo frangente dovrebbero essere messe da parte. L’importante è che nessuno compagno-a venga lasciato solo-a”.

Pochi mesi prima le lettere con cui Cospito invitava i suoi compagni anarchici a usare la violenza: “Gli anarchici sono storicamente ‘intervenuti nel sociale’, come si direbbe oggi, con idee chiare e azioni necessariamente violente, in diversi ambiti e contesti. Da sempre nella storia hanno creato timore, terrore e preoccupazione sia alle classi privilegiate che ad ogni autorità, governo o istituzione e naturalmente anche a tutte quelle componenti politiche rivoluzionarie autoritarie. Oggi, parimenti al livello di violenza che il capitalismo mette in atto nella guerra permanente e nella società tecno-industriale, la risposta di ribellione dovrebbe essere certamente maggiore di quanto sia“.

Cospito nel 2019 attraverso le lettere invitava gli anarchci a non rimandare lo scontro violento: “Accettare queste logiche proprio adesso che questo muro si sta incrinando è più che mai suicida e nonostante tutto, ancora oggi, in questo periodo di crisi sistemica, troppi “anarchici/e e rivoluzionari/e” cadono nella trappola senza neanche accorgersene. Ogni volta che evitiamo lo scontro di piazza perché nell’assemblea si è deciso un corteo “comunicativo”. Ogni volta che durante il picchetto di uno sciopero si sottostà alle decisioni prese dai rappresentanti di “base” evitando lo scontro violento “suicida” con gli sbirri. Ogni volta che per mantenere la propria casa occupata o “centro sociale” si media andando verso la pacificazione, questo muro si rafforza. Alla base di questo rafforzamento il continuo rimandare lo scontro violento e armato col sistema. Bisognerebbe trovare il coraggio di mettersi contro la maggioranza dei nostri stessi compagni/e assumendoci la responsabilità di alzare il livello dello scontro. Solo l’irruenza rabbiosa dell’iniziativa individuale scavalcando la “razionalità” delle assemblee può darci questa forza, sconfiggendo titubanze e paure”.

Cospito nelle lettere rivendicava il suo essere terrorista, sempre nel 2019 scriveva: “Gli/le anarchici/e dovrebbero rendere evidente, come in parte hanno fatto, il loro essere in prima linea negli scontri di piazza, per esempio attraverso scritte sui muri delle vetrine sfondate o dei ministeri colpiti, ma poi spingersi oltre affiancando alla lotta di strada attacchi mirati a persone e strutture del governo ed a fascisti e recuperatori che dicono di sostenere quel movimento. Noi anarchici-e tendiamo sempre a complicarci la vita, lo stato è fatto da persone in carne ed ossa, queste “persone” cosa temono dagli anarchici-e? Temono che qualcuno di loro li aspetti sotto casa, temono che gli anni “bui” (per loro) ritornino, che la paura ed il terrore cambino di campo. Ce lo dicono loro in tutte le salse, almeno per una volta possiamo dargli credito… Temono il loro incubo peggiore (incubo incredibilmente anche di qualche anarchico-a) il tanto demonizzato “terrorismo”. Voi adesso (immagino) vi chiederete perché questo pazzoide dallo sprofondo di una galera continua ad usare a sproposito questa parola? La mia ferma convinzione che la “rivoluzione” (parola altisonante) la può fare solo chi ha il “diavolo in corpo”. E chi ha il “diavolo in corpo” non ha paura della parola “terrorismo” perché desidera con tutte le sue forze che i potenti vivano nel terrore almeno quanto le loro vittime i “dannati della terra”. E’ per questo che non voglio edulcorare dal mio vocabolario questa parola, non sarà certo il codice penale con le sue condanne o la minaccia della “spada di Damocle” del 41bis sospesa sopra la mia testa a farmi cambiare idea, e a farmi tacere. Non riesco proprio a leggere come “infamanti” le accuse di “terrorismo” o di “associazione sovversiva”.

Cospito indica come esempio quello di un anarchico russo che si è fatto saltare in aria ferendo tre agenti: “Il mio ottimismo rimane granitico perché vedo che in mezzo mondo l’evoluzione del movimento anarchico sta andando nella direzione giusta, nella direzione che insieme a tanti altri anarchici-e ci ha indicato con l’esempio Mikhail Zhlobitsky col suo gesto vendicatore”


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