Ecco l’identikit del nuovo povero. Caritas choc: italiano e quarantenne

elemosinaLa mano incerta, un po’ nascosta, aperta alla carità di chi passa. L’uomo è sui 50, chiede l’elemosina sotto i portici, in pieno centro a Bologna. La sua città. «Sono italiano, facevo il giardiniere – si presenta, l’accento è inconfondibile –. Ho perso il lavoro, mi hanno detto che forse mi richiameranno». Accenna un sorriso sbiadito: «Aspetto».
Le strade delle nostre città sono affollate di italiani che fanno la questua. Confusi con gli immigrati, sempre più numerosi. A volte gridano la loro protesta su cartelli che sono biografie brevissime, un pugno nello stomaco. Rabbia e sarcasmo, tanta dignità. «Il lavoro è un diritto costituzionale, aiutatemi a trovarne uno onesto…». Vogliono proprio farlo sapere che sono cittadini di questo Paese. Paolo Santini, direttore della mensa Caritas bolognese, conferma un triste primato che s’impone da anni: «Gli italiani che arrivano da noi sono in maggioranza. Sei su dieci, nel 2015 erano anche di più, il 65%». Un lento degradare, racconta, «dal 2010 la tendenza non si è più fermata. Non sono solo persone anziane. L’età media è sui 47-48 anni. Hanno bisogno di quel pasto per sbarcare il lunario. E sono quelli che si demoralizzano più degli altri. Fondamentale un sostegno psicologico».
La media degli italiani che chiedono aiuto alla Caritas in Emilia Romagna è più bassa rispetto alle punte bolognesi. Però il numero è in crescita: un terzo, anche di più a seconda della città. Su dieci che bussano ai centri d’ascolto e poi si mettono in coda per pranzo o cena, i connazionali sono tre, qualche volta quattro. Numeri simili nelle Marche, ad esempio alla mensa di Pesaro.
Isabella Mancino, responsabile Caritas degli osservatori sulla povertà in regione, anticipa le conclusioni sul rapporto che a giorni chiarirà i contorni del 2015 e del primo semestre 2016. Conferma l’identikit di chi chiede aiuto, maschio adulto, tra i 40-50 anni, «mentre a livello nazionale l’emergenza è sui giovani». Aggiunge che la presenza degli italiani è aumentata molto nel tempo, «prima della crisi erano 2 su 10 quelli che si rivolgevano ai nostri centri d’ascolto. Quindi l’incremento è stato del 10%. Più alta l’affluenza nelle mense, dodici in tutta la Regione, a Rimini ad esempio si arriva al 35%».

Ma quali sono le richieste più frequenti? «I soldi – risponde –. Diventa sempre più difficile. Negli ultimi anni l’urgenza è questa. Un aiuto per pagare affitti e bollette ma anche medicine e visite specialistiche. I pacchi viveri non bastano più. Infatti in Emilia Romagna sono cresciuti gli empori solidali. E poi c’è una ricerca costante di occupazione. Per questo tante Caritas si sono attivate con tirocinii, voucher, borse lavoro, progetti di microcredito. L’Istat ci dice che il 4,8% delle famiglie in regione soffre di povertà cosiddetta relativa. La Caritas ne incontra 1 su 3».
CHI arriva alla mensa è conosciuto, il sistema è quello delle tessere. «È anche un modo per cercare un recupero – suggerisce Santini –. Poi chiaro, se si presenta uno che ha fame non gli si nega mica un piatto…».