Effetto Brexit: sterlina ai minimi e sotto attacco degli hedge funds

Theresa-MayL’economia della Gran Bretagna è vista in frenata a quasi due mesi dal referendum del 23 giugno. In settimana arrivano i dati su inflazione, disoccupazione, vendite al dettaglio e finanza pubblica. Gli speculatori scommettono che il pound arrivi alla parità con l’euro entro 18 mesi

Che strada ha preso l’economia della Gran Bretagna a quasi due mesi dalla Brexit? I primi effetti cominciano a farsi già vedere, e ancora non si sa né quando cominceranno i tavoli di trattativa con la Ue per la separazione, né quando finiranno: domenica il Sunday Times ipotizzava verso la fine del 2019. Da martedì 16 cominciano ad arrivare i primi dati macroeconomici relativi a luglio e si capirà come i consumatori, le imprese e le finanze pubbliche hanno reagito al voto del 23 giugno. Le attese degli analisti sono per un calo già rilevabile dell’economia, in particolare per il livello dei prezzi e della disoccupazione. I primi dati emersi hanno mostrato una frenata nelle vendite di immobili, ai minimi da fine 2015 nonostante la discesa dei prezzi. E non è finita. Nei giorni scorsi proprio la Bank of England ha avvisato sui rischi di una crescita stagnante nel terzo trimestre e quarto trimestre e debole nel 2017.

Cambio strutturale

Sebbene ci vorrà ancora del tempo perché la situazione si assesti e si comincino a registrare le tendenze di medio termine, la Brexit «è un cambio strutturale nel sistema economico e di commercio della Gran Bretagna», ha sottolineato il capoeconomista della Bank of England (Boe), Andy Haldane. In questo contesto il taglio dei tassi di interesse allo 0,25% disposto dalla Banca centrale insieme con l’avvio del programma di acquisto dei titoli pubblici e privati (quantitative easing) può solo alleviare i problemi nel breve termine.

La settimana dei dati

La sterlina innanzitutto: dalla Brexit la sterlina si è svalutata di circa il 14% rispetto all’euro, al minimo da tre anni a 86,7 . Pure rispetto al dollaro la sterlina è in forte calo, -12,5% da inizio anno, e questo sta avvantaggiando gli stranieri negli acquisti di beni di consumo in Gran Bretagna e fa guadagnare terreno alle imprese esportatrici, ma nel contempo fa salire il costo delle importazioni. La sterlina debole potrebbe sotto questo aspetto influenzare al rialzo il tasso di inflazione, atteso adesso allo 0,5% e, anche se in senso contrario gioca l’alleggerimento monetario della Banca d’Inghilterra. Martedì verrà pubblicato il dato relativo al mesi di luglio.

Mercoledì è il giorno dei dati sul mercato del lavoro: la Boe stima che la disoccupazione a luglio sarà salita al 5,5% dal 4,9% di un anno fa. Giovedì è la volta delle vendite al dettaglio: secondo le stime per il momento i consumi terranno, nonostante la disoccupazione in aumento, ma non si sa ancora per quanto tempo. Venerdì arrivano quindi i dati sulla finanza pubblica e da lì si potrebbe cominciare a saperne di più sul piano del governo di Theresa May di stimolo all’economia.

Hedge funds in manovra

Chi ha scommesso pesantemente al ribasso sul pound sono gli hedge funds, spinti anche dalle previsioni di vari economisti che la sterlina arriverà alla parità con l’euro entro 18 mesi. Le vendite contro la sterlina così massicce— sottolinea l’agenzia Bloomberg — sono un record dal 1992, che è l’anno della grande speculazione contro la valuta britannica (e anche contro la lira). La grande scommessa è sulla frenata dell’economia: se accadrà, principalmente causata dall’incertezza sulle future relazioni con l’Unione Europea, la Bank of England dovrà ancora pompare liquidità e questo farà scendere la valuta britannica ulteriormente.

Corriere.it