Egitto, doppio attentato alle chiese copte. Decine di morti tra Tanta e Alessandria

Reuters

La prima esplosione in una cittadina a nord del Cairo, la seconda fuori dalla cattedrale di San Marco, dove il patriarca Tawadros II aveva detto messa nella Domenica delle Palme. Oltre un centinaio i feriti. Fra 3 settimane la visita di Papa Francesco. L’Isis rivendica le due stragi. Al-Sisi: 3 giorni di lutto nazionale, unità speciali dell’esercito per la sicurezza.

IL CAIRO – Doppio attentato alle chiese cristiano-copte egiziane nella Domenica delle Palme. Il primo attacco, avvenuto nel primo mattino all’interno della chiesa a Tanta, città sul delta del Nilo, ha provocato 27 morti e 78 feriti. Il secondo, messo a segno da un kamikaze, ha avuto luogo qualche ora dopo ad Alessandria, che è la “capitale” copta egiziana, fuori dalla chiesa di San Marco, dove era presente il patriarca della Chiesa Copta egizana Tawadros II: il bilancio fornito dal ministero della Salute è di 16 morti e 41 feriti.

Gli attentati sono stati rivendicati dall’Isis. “I miscredenti devono capire che pagheranno con il sangue dei loro figli, che scorrerà a fiumi”, si legge nella nota di rivendicazione diffusa da Amaq, l’agenzia di stampa del Califfato, in cui sono riportate anche le identità degli attentatori suicidi, due cittadini egiziani: Abu Al-Baraa Al-Masri ad Alessandria e Abu Ishaaq Al-Masri a Tanta, probabilmente i loro nomi di battaglia da jihadisti (in arabo al-Masri vuol dire egiziano). Nella stessa Tanta, le forze di sicurezza egiziane hanno disinnescato, secondo un quotidiano locale, due ordigni che erano stati piazzati nella moschea Sidi Abdel Rahim di Tanta, la seconda più importante della città, con all’interno un santuario Sufi. Il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha ordinato il dispiegamento di unità speciali dell’esercito per garantire la sicurezza nei luoghi più sensibili dell’Egitto.

A Tanta, situata a un centinaio di chilometri a nord del Cairo, la tragedia si è abbattuta sulla chiesa Mar Girgis, in cui circa 2.000 persone celebravano la Domenica delle Palme. La deflagrazione è avvenuta “nelle prime file, in prossimità dell’altare, durante la Messa”, ha precisato all’agenzia AFP il generale Tarek Atiya, viceministro dell’Interno addetto alle comunicazioni con i media. Immagini diffuse dalla catena di televisioni private Extra mostrano il suolo e i muri bianchi della chiesa coperti di sangue, oltre ai banconi in legno divelti. Al Arabya e la tv di stato egiziana hanno riferito che la polizia ha arrestato due persone sospettate di essere coinvolte nell’attentato. Le prime ricostruzioni avevano fatto propendere per l’ipotesi di un attentato con esplosivo, incollato sotto una sedia e telecomandato a distanza, ma con il passare delle ore si sarebbe affermata la pista del kamikaze. Secondo Mena (Middle East News Agency), sarebbero stati trovati resti umani a sostegno di questa tesi. Una donna, una delle persone che si sono radunate davanti alla chiesa dopo l’evento per esprimere solidarietà e cordoglio, ha raccontato di aver visto fuggire “tre uomini”, sostenendo che suo fratello ne avrebbe “preso uno”.
Il presidente al-Sisi, che aveva subito ordinato agli ospedali militari di accogliere i feriti, ha condannato l’episodio e convocato una riunione d’emergenza del Consiglio nazionale di Difesa. Nel pomeriggio ha poi ordinato che l’esercito assista la polizia nell’opera di protezione delle “infrastrutture vitali. Ha inoltre indetto tre giorni di lutto nazionale. Il premier Sherif Ismail ha promesso che sarà fatta luce presto sugli attentati e che i responsabili saranno puniti. “Questi tentativi vili di colpire persone in pace  in luoghi di culto dimostrano che il terrorismo non ha religione”. Il ministro dell’Interno, Magdi Abdelgafar, ha rimosso i capi della sicurezza e della polizia criminale della provincia di Al Garbiya, di cui fa parte Tanta.

Mona Mounir, deputata egiziana di religione copta aveva invocato una revisione dei piani di sicurezza, “adottando misure preventive per proteggere le chiese ed siti sensibili”. Gli eventi odierni – afferma Mounir  “sono la prova che siamo in una grave guerra contro il terrorismo e mostrano un fallimento di sicurezza”. Sentimento, questo, largamente condiviso dalla comunità cristiana. Lo si percepiva nettamente al di fuori della chiesa di Tanta, dove una folla di copti si è radunata qualche ora dopo l’attentato, indossando abiti neri. “Ci sentiamo un bersaglio” ha detto più di una persona riflettendo una condizione, che, seppur non idilliaca nei tempi passati, quando comunque casi di islamici che attaccavano e incendiavano case e chiese dei cristiani, perlopiù nelle aree rurali, non erano infrequenti, è sensibilmente peggiorata con l’affermarsi dell’Isis.  “Qui non è sicuro per noi e i nostri bambini, non c’è sicurezza” e protezione “da parte della polizia”, ha sostenuto Suna William, la stessa donna che ha detto di aver visto tre uomini allontanarsi, lamentando che dopo ogni attentato o atto di violenza, il governo promette che è “l’ultima volta”, senza poi riuscire a proteggere la minoranza cristiana. “La colpa è della polizia, non controlla”, ha ripetuto un uomo con accanto a lei, con indosso un golf azzurro, mentre un’altra donna vestita urlava: “Tutto il mondo lo deve sapere, non ci proteggono”, reagendo all’intervento di un uomo che cercava di allontanare giornalisti e curiosi che la stavano ascoltando.

Profondo dolore è stato espresso da Francesco durante la recita dell’Angelus, quando ancora si sapeva soltanto dell’esplosione di Tanta. “Preghiamo – ha detto il Papa in piazza San Pietro a conclusuione del rito della Domenica delle Palme – per le vittime dell’attentato compiuto purtroppo oggi, questa mattina, al Cairo in una chiesa copta. Al mio caro fratello, papa Tawadros II, alla Chiesa copta e a tutta la cara nazione egiziana esprimo il mio profondo cordoglio, prego per i defunti e i feriti e sono vicino ai famigliari e all’intera comunità”. Francesco visiterà il Paese nordafricano il 28 e 29 aprile prossimi, in una due-giorni che prevede incontri con lo stesso patriarca, oltreché con il presidente al-Sisi e con il leader religioso sunnita Ahmad al-Tayyib, grande imam della prestigiosa università sunnita di Al-Azhar. “Il Signore converta i cuori delle persone che seminano terrore, violenza e morte, e anche il cuore di quelli che fanno e trafficano le armi – ha aggiunto il Papa che poco prima aveva affidato al “Cristo crocifisso” le vittime dell’attentato a Stoccolma.

Tra i primi messaggi arrivati al presidente egiziano, quello del primo cittadino francese, François Hollande, e le condoglianze di Israele, seguita a breve dalla condanna degli attentati da parte del movimento Hamas e del presidente palestinese Abu Mazen. La Germania esprime la sua condanna per bocca del ministro degli Esteri Sigmar Gabriel.  Nel pomeriggio è arrivata la condanna del governo turco, con un tweet del portavoce del predidente Erdogan, Ibrahim Kalin. “Condanniamo con forza l’atroce attacco terroristico alle chiese in Egitto nella Domenica delle Palme”. Mehemet Gormez, il capo degli Affari Religiosi ha aggiunto che attacchi come questi sono un problema condiviso dall’umanità- “L’immunità dei luoghi di culto, non importa di quale, non possono essere violati, le sanguinolente uccisioni dei fedeli non possono essere perdonate”.

Nel pomeriggio è arrivato l’intervento di Donald Trump. “Così triste di sentire dell’attacco terroristico in Egitto. Gli Stati Uniti condannano fortemente. Ho grande fiducia nel fatto che il presidente Al Sisi gestirà la situazione in modo appropriato”. Così ha scritto in due messaggi diffusi attraverso il proprio account Twitter il presidente degli Stati Uniti. Repubblica.it