
La scena politica sammarinese assiste oggi a una svolta storica: la Democrazia Cristiana paga il prezzo dell’arroganza, e non solo, del suo segretario politico Giancarlo Venturini, ma di tutta la sua direzione.
La loro strategia di minacciare gli alleati e la prospettiva di isolare chi non si allineava sulla questione dell’associazione europea, che rimane un tema di dibattito visto che molti esprimono dubbi su questa ”rivoluzione” promossa dal segretario Beccari, ma che pochi politici hanno apertamente contestato più per timore che altro, ha evidentemente lasciato il segno.
Un segno che si traduce in un verdetto inequivocabile: Se la Dc ha vinto le elezioni DEL 2019, figlie del disastro del governo di Adesso.SM a guida Confuorti-Grandoni-Guidi e Buriani, attestandosi ad un 34% realizzando ben 21 consiglieri, ora le cose sono diverse.
Tutti sappiamo che quel 34% non era tutto della Dc ma anche di tutti coloro che volevano fuggire da quel disastro provocato da RF e Civico10 e SSD, ovvero da Adesso.SM.
Ora la Dc, orfana di quella fascia di elettori che hanno avuto in dote dal disastro Adesso.SM e che l’hanno votata, si attesta presumibilmente, tenendo conto di quanto realizzato nel 2016, ad un 20% dell’elettorato sammarinese.
E questo cosa vuol dire? Vuole dire che l’80%, o quasi, dell’elettorato sammarinese è contro di lei. Un dato che non può essere ignorato e che prefigura nuovi equilibri. La Dc è un po’ come la Juventus, tutti la odiano anche se ha un buon seguito.
Questi anni hanno visto la DC commettere errori madornali soprattutto in campo politico, mancare la realizzazione di riforme ambiziose e di infrastrutture strategiche vitali per il Titano. Il governo attuale non è riuscito a infondere quella speranza tanto necessaria ai sammarinesi dopo i tempi tumultuosi del governo di Adesso.SM.
Si assiste, quindi, ad una DC che, un tempo pilastro della politica sammarinese, ora vede il proprio ruolo, quella centralità, evaporare, come dimostrato dall’ultima elezione della coppia reggenziale.
Oggi, la DC si trova a fronteggiare una coalizione di sinistra unita e determinata, con PS, PSD e Libera che avanzano con decisione verso il centro della scena politica, se già non ce l’hanno. Un’aggregazione non casuale, ma il frutto di una strategia e di una visione condivisa che ora si propone eventualmente come alternativa concreta e capace di governare. La coalizione di sinistra considera la Democrazia Cristiana non solo come un possibile partner, ma anche come un avversario da contrastare, soprattutto alla luce di un potenziale accordo con Domani Motus-Liberi, partito che è stato palesemente osteggiato dalla DC per tutta la legislatura, o un’allargamento di un futuro governo a tutta l’attuale opposizione. È anche noto che, per la Democrazia Cristiana, Motus non dovrebbe far parte del futuro governo.
In questo scenario la DC deve fare i conti con una disaffezione nel paese crescente verso di lei, simbolo di una maggioranza silente che ora alza la voce. La “Balena Bianca” si trova in acque turbolente, con un sostegno che si è sgretolato, minando quella stabilità che sembrava inossidabile.
La strategia di inerzia, di lasciare tutto immutato, non paga più in un paese che chiede rinnovamento.
I risultati elettorali parlano chiaro: la base fedele della DC si attesta intorno al 20-22%, un nucleo duro di 4000-4200 voti che persiste, nonostante la visione del partito appaia sempre più anacronistica. Ma quello che è chiaro, come detto, è che un vasto 80% dell’elettorato sammarinese non è più in sintonia con il partito di Via delle Scalette. Potrebbero esserci satelliti, sostenitori occasionali, ma la tendenza è innegabile: la DC non è più il fulcro della politica sammarinese.
Queste dinamiche offrono un chiaro segnale: la Democrazia Cristiana necessita di un rinnovamento, deve riprendere a fare politica in modo serio e indipendente, svincolandosi dalle influenze esterne che tentano di imporle un’agenda, e distanziarsi fermamente dalle prevaricazioni che alcuni suoi membri, sfruttando la loro appartenenza al partito, potrebbero aver commesso o potrebbero ancora commettere quotidianamente.
E in questo rinnovamento, dovrà tenere conto di una sinistra ormai protagonista, di un’aggregazione che, ironia della sorte, stende la mano verso la DC ma non esita a procedere, eventualmente, anche senza di essa, essendo oramai centrale nel proscenio della politica sammarinese.
Il paese sta cambiando, e la DC si trova a un bivio: riconoscere i propri errori e reinventarsi, o restare ancorata a un passato che non corrisponde più alle aspettative dell’elettorato sammarinese e quindi soccombere e annichilirsi e diventare un partitino con un grande passato ma con poco seguito.
La scelta sarà decisiva non solo per il futuro del partito, ma per l’intera trama politica di San Marino. Le elezioni dei due reggenti di ieri lo stanno a testimoniare e probabilmente è solo un avvertimento che le cose stanno per cambiare.
Marco Severini – Direttore del GiornaleSM